lunedì 22 ottobre 2007

Titoli

Progetti ed Opere

1- S.N.A. - Smorfia Non Affoga Giugno 1994
2- S.T. - Smorfie Texture Giugno 1994
3- Muffe - Muffe Luglio 1994
4- S.S. - Sbarattoliamo Smorfia Luglio 1994
5- SI/SO - Smorfia In/Smorfie Out Maggio 1995
6- Ritmi - Ritmi Giugno 1995
7- P.B.A. - Progetto Biglietto Arte Gennaio 1995
8- R.A.U. - Reperti Arteologici Urbani Luglio 1995
9- V.B.S. - Ven. Borosteo Smorfia Agosto 1995
10- C.U.S. - Cerca Usa Smorfia Agosto 1995
11- P.U.A. - Progetto Unghie Arte Gennaio 1996
12- M.65 - Magnifici 65 Giugno 1996
13- T.A.B. - Timbro Arte Banconote Luglio 1996
14- D.U.R. - Documenti Urbani Rettificati Agosto 1996
15- S.C.O. - Sposi Con Optional Settembre 1996
16- U.D.S. - Ultimo Degli Sciuscià Novembre 1996
17- F.A. - Figurine Arte Maggio 1997
18- N.D.A. - Nove Domande Arte Dicembre 1997
19- R.C. - Residui Corporei Marzo 1998
20- D.V.S. - Dove Vanno Spermatozoi Marzo 1999
21- A.O.U. - Album Oreste Uno Giugno 1999
22- E.O. - Emozione Oro Settembre 1999
23- Rifiut. - Rifiutindagine Aprile 2000
24- D.K.97 - Disordinazioni Kassel 97 Aprile 2000
25- D.E.01 - Disordinazioni Elettorali 01 Maggio 2001
26- A.I.D.I. -Ass.Inter.Docciatori Indipend. Giugno 2001
27- L.N.P. - Lavavetri Non Profit Ottobre 2001
28- Hey! - Hey!… Gennaio 2002
29- A.&Co - Artisti & Co. Aprile 2003
30- Testam. - Testamenti Aprile 2003


Seguono schede d’opera di: Silvia Biagi, Pablo Echaurren, Bartolomeo Pietromarchi, Giulia Franchi, Maria Francesca Zeuli, Domenico Quaranta, Francesca De Nicolò, Barbara Martusciello, Stefania de Mitri, Isabella Falbo, Giovanna Coppa.




1° BLOCCO


PROGETTI 1-2-4-5-9



1. Smorfia Non Affoga – S.N.A.
Grimace Never Drawn – G.N.D.
Installazione, Giugno 1994.


2. Smorfie Texture – S.T.
Grimaces Texture – G.T.
Installazione, Giugno 1994.


4. Sbarattoliamo Smorfia – S.S.
Fretting Grimace – F.T.
Installazione, Luglio 1994.


5. Smorfia In/Smorfia Out – SI/SO
Grimace In/Grimace Out – GI/GO
Installazione, Maggio 1995.



9. Venerabile Borosteo Smorfia – V.B.S.
Ven. Borosteo Face – V.B.F.
Intervento Urbano, Agosto 1995.




1° Project
Con "Smorfia Non Affoga", installazione realizzata nella Galleria Spazio Oltre di Roma, Boresta propone un utilizzo insolito e scherzoso della smorfia: questa volta la troviamo che ci osserva beffarda mentre galleggia sopra la superficie dell’acqua in una serie di secchi di plastica blu. L’effetto straniante è aumentato dal fatto che le smorfie sono ritagliate e frammentate in forme bizzarre.
S.B.





2° Project
Smorfia In/Smorfia Out è invece una doppia installazione: nella prima, le smorfie, imprigionate dentro una serie di preservativi, sono attaccate al soffitto, in modo da restare sospese a mezz’aria, sopra le teste dei visitatori. Nella seconda, invece, le smorfie sono incollate sopra quattordici contenitori per allarmi, attaccati in sequenza alle pareti.
S.B.




4° Project
Con "Smorfie Texture" Boresta crea una texture di centinaia di "smorfie", utilizzando la smorfia stessa come un timbro: dapprima la inchiostra, quindi, usandola come un tampone, la replica imprimendola sopra alcuni fogli. In alcuni casi, inoltre, interviene modificando il risultato così ottenuto, ad esempio grattando o spatolando il colore. Anche i fogli utilizzati possono variare: in alcuni casi sono normali fogli bianchi, in altri l’artista riutilizza documenti che in qualche modo appartengono alla sua storia, dal menu di un ristorante in cui ha mangiato a testi e scritti personali.
S.B.


5° Project
Per "Sbarattoliamo una Smorfia", Boresta riutilizza - anzi, rettifica – alcuni barattoli di conserve, sostituendo all’etichetta l’immagine del proprio viso deformato in maschere grottesche sempre diverse.
S.B.




9° Project
Un po’ diversa, rispetto alle precedenti, è l’impostazione di V.B.S. (Venerabile Borosteo Smorfia): si tratta di un piccolo cartoncino, simile nella grafica alle immagini dei "santini", nel quale però, al posto del volto del santo troviamo il volto grottescamente deformato di Boresta stesso da invocare, perché "l'intercessione di una opportuna smorfia sia utile per chi la concede e per chi la riceve". Boresta ha distribuito il santino del Venerabile Borosteo Smorfia anche all’interno dei luoghi normalmente deputati alla distribuzione delle immagini religiose, in un gioco ingenuo e allo stesso tempo dissacrante, almeno nei confronti di un certo modo di intendere la religione, che ne sottolinea gli aspetti irrazionalistici e superstiziosi.
S.B.



1° 2° 4° 5° 9° Projects
In questa serie di installazioni ancora una volta troviamo la "smorfia" al centro dell’opera di Boresta: che siano galleggianti dentro una serie di secchi blu colmi d'acqua, o ripetute a centinaia lungo le pareti di una stanza, o ancora infilate dentro preservativi appesi oppure incollate a mo' di etichetta sopra barattoli di latta, decine di copie del volto di Boresta stesso, ora ghignante, ora comicamente stupito, ora quasi minaccioso, ci ricordano le mille potenzialità eversive della smorfia. E’ tuttavia un’eversione a fin di bene, che cerca di proporre una realtà sorprendente, di uscire dagli schemi comportamentali imposti dalla vita sociale: in questo senso va interpretato anche l'invito (più volte ripetuto da Boresta) a "esplorare le infinite possibilità di movimento che possiede il nostro viso", non limitandosi a quelle poche, stereotipate espressioni che sono necessarie e sufficienti nei nostri rapporti sociali quotidiani. Spesso le installazioni di Boresta sono accompagnate da Istruzioni per l'uso (è questo il caso di "Sbarattoliamo una smorfia" e "Smorfie In/Smorfie Out"), in cui l’artista spiega "Come catturare una smorfia" o "Come costruirsi una maschera smorfia", invitando a partecipare tutti coloro che lo desiderano, perché possano finalmente passare da semplici fruitori dell’arte a protagonisti. Questo delle "Istruzioni per l’Uso" è d’altronde un concetto cardine per Boresta, uno degli elementi che più lo contraddistingue rispetto ad altri artisti e performer: il fatto di invitare esplicitamente il suo pubblico a replicare i suoi interventi, nega esplicitamente l’unicità del genio artistico, del creatore, che preferisce assumere il ruolo di ispiratore, di suggeritore, nel tentativo di fare dell’arte qualcosa che, finalmente, possa entrare a tutti gli effetti a far parte della vita. Ricompare, in questa serie di installazioni, anche un altro elemento che ricorre frequentemente nell’operare artistico di Boresta, ovvero il riutilizzo di oggetti quotidiani. In questo caso si tratta di barattoli di fagioli, secchi di plastica, preservativi, buste, che vengono reinventati di volta in volta, proposti in utilizzi nuovi e diversi, non snaturati, ma piuttosto decontestualizzati.
Silvia Biagi



Esposizioni:


1. una Smorfia Non Affoga mai
Collettiva "H2O", Galleria Spazio Oltre, Roma 1994.
Collettiva "Immagini", Procida (NA) 1994.
Personale, "Foglie d'Uomo - Azioni Inutili", Galleria Spazio Oltre, Roma 1994.


2. Smorfie Texture
Collettiva "Domestos", Sala Comunale Bolsena (Viterbo) 1994.
Collettiva "I Templi del Tempo", sala delle Lapidi, Velletri (Roma) 1994.
Collettiva "Fax Art", Palazzo delle Esposizioni, Roma 1995.
Collettiva "Artisti al muro", ex-Mattatoio, Aprilia, (Latina) 1994.



4. Sbarattoliamo una Smorfia
Collettiva "Domestos", Sala Comunale Bolsena (Viterbo) 1994.
Collettiva "Cose - Oggetti d’Artista", Associazione il Politecnico XX Arte, Roma 1994.
Collettiva "Infiltrazioni", Libreria Tuttolibri, Roma 1994.
Collettiva "Mascherazioni", Galleria Campioli, Monterotondo, (Roma) 1995.
Collettiva "Mattone dopo Mattone", M.I.F.A.V. Università di Tor Vergata, Roma 1995.
Collettiva "Set", Discoteca Gilda On the Beach di Fregene, (Roma) 1996.
Collettiva "Supermercarte", Supermercato GS di via delle Fornaci, Roma 1995.
Collettiva "Hellzapoppin", Galleria Mascherino, Roma 2001.


5. Smorfia In/Smorfia Out
Collettiva "Tempi", Galleria Spazio Oltre, Roma 1995.
Personale "Smorfie In – Smorfie Out", Galleria Luigi di Sarro, Roma 1995.

9. Venerabile Borosteo Smorfia
Collettiva Itinerante "Tutte le Madonne del mondo", Palazzo Corvaja, Taormina (MS) 1995, Galleria Campioli, Monterotondo (Viterbo) 1995, Galleria Voci dell’Arte, Roma 1996.

2° BLOCCO


PROGETTI 3-6-7-8-10


3. Muffe – Muffe.
Mildews – Mildews
Installazione, Luglio 1994.



6. Ritmi – Ritmi.
Rhythms – Rhythms
Installazione, Giugno 1995.



7. Progetto Biglietto Arte – P.B.A.
Art Ticket Project – A.T.P.
Intervento Urbano, Giugno 1995.



8. Ritrovamenti Arteologici Urbani – R.A.U.
Urban Arteological Finder – U.A.F.
Intervento Urbano, Luglio 1995.



10. Cerca e Usa la Smorfia – C.U.S.
Look for a Face and Use it – L.F.U.
Intervento Urbano, Agosto 1995.










3° Project
Pino Boresta con quelle da lui chiamate "Muffe" allestisce un vero e proprio percorso attraverso l’ambiente estremo prescelto. L’elemento-base che costituisce la parte preponderante dell’opera, cioè l’acqua, è portatore di evocative associazioni legate ad un’idea di natura nelle sue molteplici, cicliche trasformazioni. Le modificazioni della materia e l’attenzione verso i suoi mutamenti è l’indagine sottintesa in tutto il lavoro di Boresta: qui è riassunta nelle "ninfee" galleggianti, negli spartani contenitori pieni d’acqua. Quelle tracce inaffondabili (perché montate su polistirolo) accolgono muffe correlate a memoria d’archetipa derivazione, pressanti - come fiori messi a seccare tra le pagine d’un libro – su fogli scritti che ne fanno da supporto. La ricerca d’un valore estetico è evidente così come lo è quella d’un meta-linguaggio che sia il risultato dell’artista, inteso al pari di un processo alchemico legato alla trasfigurazione delle cose. A volte anche la guarigione dalla malattia (nel procedimento, per esempio, della penicillina che cura l’infezione; dell’olio che rimargina la piaga). Ed è a questo punto che tutto il lavoro di Boresta torna ad additare l’attenzione, cioè quella capacità ed impegno a considerare ogni elemento ed accadimento - esterno ed interno – al di la della consuetudine ma come se fosse un fatto eccezionale e straordinario.
Barbara Martusciello
Qui il link di una intervista:
http://www.undo.net/cgi-bin/oreste/diario_oreste2/diario.pl?action=interna&id=937858133




6° Project
Con la porta zen sequenza di ideogrammi cinesi (opere dall'artista chiamate Ritmi) su pagine ingiallite di una vecchia storia, sciogliere con il pensiero e la logica ciò che a prima vista - spesso ingannevolmente - appare impenetrabile, oppure fermarsi di fronte a questi tomi ravvicinati di polistirolo facendosi spaventare dalle apparenze. Essere o non essere violenti, coraggiosi, vivi. Essere o non essere audaci nell’esistere. Koan o no Koan, questa è il problema.
Stefania de Mitri





7° Project
Il Progetto Biglietto Arte nasce nel 1995, quando Cesare Pietroiusti e Giuliano Lombardo chiesero a Boresta di presentare un progetto da pubblicarsi sul secondo numero del bollettino "DisordinAzioni", diretto dallo stesso Giuliano Lombardo. Con questo intervento Boresta non si limita più semplicemente ad interrogare o coinvolgere il suo pubblico, ma lo invita a diventare direttamente protagonista della creazione artistica, se non nel momento della concezione dell’opera d’arte, quantomeno in quello della sua realizzazione. Timbrando un qualunque biglietto per il trasporto pubblico in una data precisa e stabilita dall’artista stesso (Boresta ne indica 19, tra il giugno 1995 ed il settembre 2002), esso può essere "trasformato" in un’opera d’arte: unica accortezza richiesta è quella di applicare sul retro del biglietto il talloncino, appositamente distribuito da Boresta stesso ai passanti di varie zone della città, recante la scritta: "il presente biglietto diverrà opera d’arte a tutti gli effetti solo se timbrato nella seguente data". Dietro l’apparente semplicità dell’operazione si nascondono significati più complessi: innanzitutto, come abbiamo già detto, l’idea che chiunque possa diventare in qualche modo creatore, o quanto meno agire direttamente all’interno del processo artistico messo in moto da Boresta agente diretto del processo artistico. È proprio in questo incontro, in questo scambio tra artista e pubblico, tra creatore e fruitore, che risiede il fulcro dell’intera operazione: il gesto del timbrare il biglietto viene in questo modo sottratto al normale fluire delle banali azioni quotidiane, isolato ed arricchito di nuovi significati, entra a far parte dei momenti da ricordare, ed acquisisce pertanto un’importanza nuova, sia per l’artista che per il suo pubblico. In opposizione all’arte che si esaurisce nella "trovata", nell’immagine provocatoria, nella strizzatine d’occhio al pubblico smaliziato e già tediato, è questo un tentativo invece di creare emozioni vere, che possano far da ponte fra arte e vita reale, ed eventualmente offrire stimoli utili alla vita stessa. Rivoluzione necessaria nell’arte, non può essere limitata al cambiare tecniche e supporti, né nel fare arte concettuale: vero cambiamento, vera rivoluzione sta proprio in questa relazione con l’esistenza umana, nella capacità di suscitare emozioni e sensazioni che appartengano alla vita reale.
S.B.





8° Project
La definizione data da Pino Boresta stesso dei suoi Ritrovamenti Arteologici Urbani è quella di "Intervento Urbano": in questo caso si tratta di un percorso attraverso le vie della città (nella fattispecie Roma, con partenza dalla fontana della Barcaccia di Piazza di Spagna), nel corso del quale l'artista raccoglie quelli che lui chiama "Microrifiuti Urbani", oggetti "scartati", rifiuti appunto, appartenenti alle tipologie più disparate: tappini di bottiglie di birra, cerotti, pezzi di pacchetti sigarette, frammenti di etichette... Boresta ha effettuato i suoi Ritrovamenti Arteologici Urbani in due occasioni di due giorni ciascuna, il 5 e 10 luglio 1995 ed il 19 e 20 settembre 1996, sempre partendo da Piazza di Spagna, per compiere diversi percorsi nelle vie del centro storico di Roma. In tutte le occasioni l’evento è stato pubblicizzato anche attraverso volantini e manifesti appesi, nei quali Boresta invitava a partecipare tutti coloro che lo desiderassero, nel tentativo di coinvolgere anche, o piuttosto soprattutto, quel pubblico che di norma resta estraneo al mondo dell'arte. Per tutti costoro, era stata preparata un’apposita scheda da compilare e completare con il proprio Ritrovamento, che doveva quindi essere autenticata dall'artista stesso. I "Reperti Arteologici" reperiti nella prima occasione sono stati raccolti in sacchetti di plastica, e, in un secondo momento, incollati ed assemblati in diverse tabelle a seconda del luogo del ritrovamento (su ogni tavola i rifiuti sono stati divisi, per colori, forme o del tipo di materiale e sul retro è specificato il nome della via da cui provenivano gli oggetti). Per l’intervento effettuato nel settembre 1996, invece, i RAU sono stati raccolti in un espositore unico suddiviso in vari comparti, uno per ogni luogo ritrovamento. L'interesse per il "rifiuto" torna frequentemente nell'opera dell'artista, non tanto per un'adesione all'estetica del trash, quanto piuttosto perché è un soggetto che ben si presta a quel capovolgimento delle gerarchie che Boresta ricerca in vari modi attraverso tutta la sua opera: il rifiuto, lo scarto, viene promosso a oggetto arte, in un'azione dalla doppia implicazione, che da un lato vuole ampliare il concetto di arte, coinvolgendovi oggetti e soggetti (gli anonimi raccoglitori invitati a partecipare) che normalmente ne sono esclusi, e dall'altro inficia profondamente il concetto stesso di opera d'arte, concetto che Boresta sente ancora troppo legato a componenti esclusivamente estetico-formali. Contaminazione della giornata ribaltamento del confine tra ciò che è arte e ciò che non lo è, tra chi è artista e chi non lo è.
S.B.




10° Project
C.U.S. è questo uno degli interventi più popolari di Boresta, quello che ha reso noto, se non altro il suo viso, a molti degli abitanti delle principali città d’Italia (ma soprattutto di Roma). "Cerca e Usa la Smorfia" è, per tematiche e modalità, vicino a DUR, di cui in qualche modo è il progenitore: Boresta ha preparato una serie di adesivi, che ritraggono il suo volto deformato da smorfie (un ghigno, un espressione di esagerato stupore o sofferenza, ecc, ecc...), e li ha affissi in giro nelle strade delle città, invitando chiunque lo desideri a fare altrettanto. Il progetto prevede diverse modalità di intervento: in alcuni casi le smorfie sono sagomate, ed il loro effetto "disordinante" nasce soprattutto dall'accostamento con il contesto nel quale vengono apposte, in altri casi l'adesivo prevede uno spazio in cui il partecipante è invitato a scrivere quello che pensa della pubblicità e della sua presenza ormai ubiqua nella vita quotidiana dei centri urbani grandi o piccoli che siano. I materiali così ottenuti vengono poi raccolti e catalogati in base a criteri cronologici o, più raramente, geografici; la varietà e la vastità delle reazioni del pubblico è sorprendente: alcuni intervengono in maniera ludica, altri con insulti, alcuni sono scettici, altri invece accolgono volentieri la provocazione ed assecondano il gioco di Boresta. Poco importano tuttavia le intenzioni che hanno mosso i partecipanti: l’importante è la loro adesione al gioco, la traccia lasciata all’interno di un contesto urbano che tende a de-limitare e circoscrivere i momenti di riflessione critica o anche semplicemente ludica. Ritroviamo in CUS alcuni dei temi ricorrenti in tutto l'operare artistico di Boresta, ed in primis l'estensione del concetto di arte e soprattutto di artista, attraverso l'invito a partecipare all'operazione, rivolto indistintamente a tutti coloro che in un modo o nell'altro vengano in contatto con l'attività di Boresta. La smorfia funziona in questo caso come parodia della maschera quotidiana, rovesciamento delle modalità di approccio ritenute socialmente accettabili, e come tali inevitabilmente omologate. Agendo attraverso il principio della disseminazione, della disordinazione, Boresta punta a scardinare, con il grimaldello dell’ironia, le consuetudini e le convenzioni sociali, con azioni che, in un’ottica vicina ai détournement situazionisti, mirano soprattutto ad intervenire a livello del quotidiano. Ma la smorfia diviene in questo modo anche marchio o logo dell’artista, in opposizione ai loghi che quotidianamente vengono imposti dal martellante condizionamento pubblicitario. Un logo scanzonato e irridente, tanto più prezioso quanto meno legato ad intenti commerciali, totalmente svincolato dalle logiche economiche e di mercato. Un aspetto non secondario, infine, e comune a tutti gli interventi urbani di Boresta, è il desiderio di agire direttamente sulla e nella realtà metropolitana, al di fuori degli spazi normalmente preposti alla fruizione artistica: in questo modo l’agire artistico diviene parte del paesaggio urbano, offrendosi agli occhi più o meno interessati di un pubblico indistinto. E degli elementi costitutivi del paesaggio urbano le smorfie di Boresta condividono anche le sorti: sono soggette agli agenti atmosferici, all’inquinamento, agli interventi di graffitisti e writers, al semplice deterioramento dovuto al passare del tempo. Con graffitisti e writers Boresta ha d’altronde, una sorta di affinità elettiva: come loro, preferisce inserire le proprie opere nell’ambito di un contesto urbano, piuttosto che all’interno degli spazi tradizionalmente deputati all’arte, perché possano entrare a far parte del panorama urbano, della città, intesa non tanto come insieme di elementi architettonici, quanto come luogo del vissuto e del vivere, insieme di esistenze ed esperienze diverse, ma accomunate dall’identità dello spazio fisico.
Silvia Biagi


Qui il link di una intervista:




Esposizioni:



3. Muffe
Collettiva "Fiori Frutta Ortaggi", Galleria Eralov, Roma 1994.
Collettiva "Stelle cadenti", Bassano in Teverina, (Viterbo) 1994.
Collettiva "Al Chiostro S. Cosimato", Ospedale Nuova Regina Margherita, Roma 1995.
Collettiva "In Scala", Municipio di Bracciano (Roma) 1995.


6. Ritmi
Collettiva Itinerante "La porta di Duchamp", Galleria Campioli, Monterotondo (Roma), Libreria Grandmelò, Roma, Sala Valadier, Terracina, (Viterbo) 1995.
Personale "Foglie d'Uomo - Azioni Inutili", Galleria Spazio Oltre, Roma 1995.


7. Progetto Biglietto Arte
Intervento Urbano "DisordinAzioni", Bollettino n. 3, Roma 1996.
Collettiva "Dimensioni Variabili", Associazione Didée, Siena 1996.
Intervento di gruppo "Giochi del senso e/o non senso", Villa delle Rose, Bologna 1996.
Collettiva "Centro Documentazione Artisti Romani" Ass. Futuro, Roma 2001.
Collettiva "Interventi urbani", MLAC dell’Università La Sapienza, Roma 2004.

8. Reperti Arteologici Urbani
Intervento Urbano "Progetto d’Arte Urbana", Galleria Spazio Oltre, Roma 1995.
Progetto "Invito alla Quadriennale", alla XII Quadriennale d’arte, Roma 1996.
Intervento Urbano "Artedotti Romani", Parco degli Acquedotti, Roma 1996.
Intervento Urbano "Giubil e Art", Parco degli Acquedotti, Roma 1996.
Collettiva "Isole penisole arcipelaghi", Liceo Majorana, Roma 1996.
Collettiva "L’Arte del recupero", M.I.F.A.V. Università Tor Vergata, Roma 1997.
Collettiva "Interventi urbani", MLAC dell’Università La Sapienza, Roma 2004.
Intervento Urbano "Big Torino 2000", ex-CEAT Corso Reggio, Torino 2000.



10. Cerca Usa Smorfia
Foto del 1989.
Collettiva "Stelle cadenti", Bassano in Teverina, (Viterbo) 1995.
Intervento Urbano non codificato a Roma nel 1995.
Intervento Urbano "DisordinAzioni", Bollettino n. 2, Roma 1996.
Collettiva "In-Stallo", Discoteca Gilda, Roma 1996.
Pubblicazione "Riconoscete questa faccia?", 1° pagina quotidiano Libertà, Piacenza 1997.
Collettiva con donazione "A mano libera", Opera Paese, Roma 1997.
Personale "Progetto CUS", Magazzini Generali, Roma 1999.
Happening "Adesivi Urbani Autoprodotti", Oreste alla 48° Biennale di Venezia 1999.
Evento "Identità Differente", Intervento "Ritratto Autoritratto", Cormons (Gorizia) 1999.
Collettiva "Materiamorfosi", Galleria Comunale d'Arte Moderna e Contemp., Roma 2000.
Collettiva "Ironic", Trevi Flash Art Museum, Perugia 2000.
Collettiva "Sentierinterrotti", Palazzo Bonaguro, Bassano del Grappa (Vicenza) 2000.
Collettiva "Città Di-Continua", Certosa di Potignano (Siena ) 2003.
Collettiva "Biennale di Porto Ercole", Forte Stella, Porto Ercole (Grosseto) 2003.
Collettiva "Interventi urbani", MLAC dell’Università La Sapienza, Roma 2004.
Collettiva "Guardami in faccia", Torretta Valadier, ponte Milvio, Roma 2004.
Personale "Simpers 05", Metaverso, Montetestaccio Roma 2005.
Intervento Urbano Clandestino sempre presente alla ultime 7 edizioni della Biennale di Venezia 1995/2007.

3° BLOCCO


PROGETTI 11-12-13-14-15



11. Progetto Unghie Arte – P.U.A.
Art Nails Project – A.N.P.
Intervento Collettivo, Gennaio 1996.


12. I Magnifici 65 – M.65
Magnificent 65 – M.65
Intervento Editoriale, Giugno 1996.


13. Timbro ad Arte per Banconote – T.A.B.
Artistic Stamp Banknote – A.S.B.
Intervento Urbano, Giugno 1996.


14. Documenti Urbani Rettificati – D.U.R.
Urban Rectified Document – U.R.D.
Intervento Urbano, Agosto 1996.


15. Sposi Con Optional – S.C.O.
Wedding With Optional – W.W.O.
Intervento Editoriale, Settembre 1996.









11° Project
Con questo "Progetto Unghie Arte" così intitolato, Boresta invita a "contaminare artisticamente la propria toilette", trasformando un gesto banale come quello di tagliarsi le unghie in un’operazione artistica. L’idea è semplice: chiunque lo desideri può inviargli a domicilio un sacchettino contenete i ritagli delle proprie unghie, ed in cambio riceverà le unghie di Boresta stesso. È evidente che si tratta di una provocazione scherzosa, il cui senso non sta tanto nell’atto in sé, quanto nell’importanza di far scattare nei partecipanti quello che Boresta stesso definisce "il tempo psicologico della riflessione", ovvero di spingerli a soffermarsi a riflettere sulle proprie azioni, comprese quelle apparentemente più insignificanti, come il taglio delle unghie. In maniera ancora più esplicita che altrove, Boresta ci fa capire che per lui l’opera d’arte non sta nell’oggetto, ma nell’esperienza, nell’interazione fra artista e fruitore-creatore, nelle sensazioni che suscita in chi sta al suo gioco, partecipando alle sue allegre provocazioni.
Silvia Biagi

Qui il link di ulteriori info:

http://www.undo.net/cgi-bin/undo/pressrelease/pressrelease.pl?id=1019483747&day=1019512800





12° Project
"i Maglifici 65" è una raccolta di figurine molto particolare: si deve compilare lentamente, nell’arco di una vita, e soprattutto non dovrà contenere calciatori o personaggi famosi, ma fototessere di gente comune, raggruppate secondo diverse caratteristiche, fisiche, anagrafiche o caratteriali. Così, un uomo alto più di 1,85 potrà stare accanto ad una donna che assomiglia a Sofia Loren, un macellaio si accompagnerà ad un amico senza tonsille, ecc, ecc. Accanto ad ogni foto si trova un apposito riquadro nel quale occorre inserire il nome e la data di nascita del soggetto (inutile dire che una stessa persona può fotofigurare una volta sola all’interno dell’album, anche qualora possieda le caratteristiche per comparirvi più volte. L’album è naturalmente corredato di dettagliate – e scanzonate – istruzioni per l’uso, nelle quali Boresta consiglia tra l’altro i vari compilatori di tenersi in contatto fra di loro, in modo da poter effettuare all’occorrenza proficui scambi di fotofigurine particolarmente difficili da trovare. Con "I Magnifici 65" Boresta affronta per la prima volta modalità operative che ritroviamo simili anche in due operazioni successive, ovvero nei due Album di Oreste Zero e Oreste Uno, rispettivamente del luglio 97 e 98. In questo caso, tuttavia, la libertà lasciata al compilatore sarà molto minore, in quanto le fotofigurine da ricercare ed incollare erano esclusivamente legate ai partecipanti ai due incontri residenziali. Il gioco con le "figurine" tornerà anche in un progetto del maggio 1997, "Figurine arte", nel quale tuttavia i partecipanti saranno invitati a scegliere, commentare ed eventualmente manipolare immagini di opere d’arte estratte da riviste e giornali, in un tentativo di riappropriazione del significato dell’opera d’arte in sé, svilita dall’abuso che ne viene troppo spesso fatto. Nei Magnifici 65 ritroviamo quella che è una delle tematiche o piuttosto delle intenzioni maggiormente ricorrenti ed importanti all’interno dell’opera di Boresta, ovvero il desiderio di rovesciare le normali modalità di fruizione dell’arte, contemporanea ma anche antica, che obbligano l’osservatore ad un ruolo esclusivamente passivo. La soggettività e le esperienze personali del compilatore sono poste in primo piano, lasciando all’artista il solo ruolo di suggeritore e propositore. In questo senso va interpretato anche il consiglio, presente all’interno delle "Istruzioni per l’uso" allegate all’Album, di mescolarne la compilazione con le esperienze vissute, sfruttando incontri e situazioni quotidiane per la realizzazione dell’opera d’arte ed, allo stesso tempo, favorendo nuove possibilità di incontro e confronto. Anche in questo caso Boresta compie un’operazione che mira a contaminare la vita con l’arte e viceversa, in una protesta ironica nei confronti di un sistema di comunicazione che impedisce il reale incontro tra esseri umani, o che, quantomeno, ne costringe fortemente forme, modi e luoghi, finendo per appiattire ed omologare le possibili reazione e relazioni.
Silvia Biagi








13° Project
Con il progetto "Timbro ad Arte per Banconote" ogni rara banconota in suo di Pino possesso, e non sono mai in eccesso, è timbrata con la seguente dicitura contrassegnata " Generate una smorfia!… Non risolverete così i vostri problemi, ma questi assumeranno sicuramente un peso specifico inferiore." Oppure troverete un’altra scritta che detta. " Con questo timbro la presente banconota è opera d’arte a tutti gli effetti". I collezionisti d’arte sono avvisati, sono soldi che invece di svalutare dovrebbero aumentare di valore col passare del tempo, incrementare il nostro patrimonio artistico nazionale (ministro allertato mezzo salvato), ingenerare una caccia serrata con battuta d’arresto della deflazione e dell’inflazione dato che una volta che ne avrete trovato un esemplare non dovete farvelo scappare ma conservare per la gioia dei vostri figli prediletti che l’erediteranno e lo metteranno in cornice o lo convertiranno in titoli disordinari dello Stato. Reclaim the money, Boresta, è un tuo sacrosanto diritto! Indi reclama l’attenzione delle autorità perché ti assegnino il salario minimo, l’alloggio garantito, l’appoggio necessario, un vitalizio patrizio.
Pablo Echaurren





14° Project
Questa forma di intervento urbano da Pino chiamata DUR (Documenti Urbani Rettificati) nasce come propaggine del progetto "Cerca e Usa la Smorfia": i documenti urbani sono materiali cartacei affissi o comunque presenti nelle vie della città (manifesti elettorali o pubblicitari, segnali e indicazioni stradali, volantini, avvisi di ogni genere) che Boresta "rettifica", ovvero modifica incollandovi sopra le proprie smorfie, immagini del proprio volto storpiato in boccacce ed espressioni strane. L'utilizzo della parola "rettificare" è, in questo caso come in altri, altamente significativo, a implicare un intervento che serva a correggere qualcosa di sbagliato, quasi a voler riportare gli oggetti, i "documenti urbani" ad un ordine originario e perduto. Gli effetti sono a volte sorprendenti: dall'accostamento delle smorfie di Boresta con i testi o le immagini del "documento urbano" scaturiscono effetti di comicità surreale o contrappunti ironici che, come commenta l'artista stesso, servono a "disordinare e creare uno stato di pensiero che provochi uno stato di riflessione altro". E’ questo un richiamo piuttosto evidente alla strategia situazionista del detournement, che, attraverso l’accostamento di materiali eterogenei e tra di loro contrastanti, mira a far scaturire significazioni ulteriori e maggiormente efficaci. Come tutti gli interventi di Boresta anche questo è finalizzato a ribaltare, forzare o modificare gli automatismi dell'agire quotidiano, a deludere le aspettative, quasi che l'agire artistico possa diventare come una leva che scardini, partendo dalle piccole cose, i meccanismi che, nella nostra vita di tutti i giorni, siamo abituati a considerare automatici o inevitabili. Ed ecco che allora anche gli oggetti più odiosi, come una contravvenzione stradale, o noiosi, come un volantino pubblicitario, diventano spunto per un sorriso, per un momento di sovversione: per dirla con Boresta stesso "la smorfia non risolve i problemi, ma ne riduce sicuramente il peso specifico". Arte come strumento per creare leggerezza, può trovare il suo senso anche solo nel far scaturire un sorriso nel suo pubblico (casuale e involontario). Calvino: "speciale modulazione lirica ed esistenziale che permette di contemplare il proprio dramma come dal di fuori e dissolverlo in malinconia ed ironia" Interesse per il sociale, per la vita quotidiana, desidera intervenire direttamente ed esplicitamente – se pure con le modalità dell’operazione artistica – nelle strutture sociali, laddove per sociale si intende la somma collettiva delle esistenze singole, si rivolge ai singoli individui, non ad un pubblico-massa indifferenziato. Le sue operazioni artistiche sono percepite da individui, eppure rivolte ad una comunità. In molti casi non c’è riscontro dell’effetto, è un puro dono, l’identità dell’artista si sottrae. Piccole azione, in contrasto con grandi provocazioni
Silvia Biagi
Qui il link per ulteriori info:






15° Project
L'intervento fotografico che appare sulla copertina della rivista "Foto & Dintorni" con la scritta "Sposi Con Optional" non vuole essere il solito nudo (mirato a far scalpore e propaganda) né tanto meno uno dei tanti interventi esibizionistici che spesso si adottano nel settore dell'arte contemporanea spacciandosi magari per performance o evento o chi sa che altro. Men che meno vuol essere un nudo di protesta o denuncia (vedi alla voce parlamentari radicali o riformisti pro-referendum). L'artista e la sua compagna vogliono, in questo modo, annunciare l'avvenuta nascita della loro figlia Soele alla quale hanno dedicato il seguente lavoro fotografico. Una dedica per altro già compiuta anche sulle partecipazioni di Nozze, dove sul frontespizio capeggiava l'inconsueta scritta "Sposi con Optional", rivelando a tutti quello che in genere, in certe situazioni, si è sempre nascosto e si tende a nascondere tutt'ora, e cioè la felice attesa di una figlia.
Pino Boresta



Esposizioni:


11. Progetto Unghie Arte
Collettiva "Usa e Riusa", Discoteca Gilda, Roma 1996.
Collettiva "al Naturale", Villa Mazzanti, Roma 1996.
Collettiva "Acceleraz. finale arte veloce", Studio d'Oscar Turco, via Ausoni, Roma 1996.
Collettiva "Centro Documentazione Artisti Romani" Ass. Futuro, Roma 2002.



12. Magnifici 65
Collettiva "Dimensioni Variabili", Galleria Ass. Didèe, Siena 1996.
Collettiva "Visual Rave", L'Umanitaria Via Pace 10, Milano 1997.
Vincitore del concorso "Serial Public", presentazione al Teatro Mieli, Trieste 1997.



13. Timbro ad Arte per Banconote
Intervento Urbano non codificato Italia 1996.
Intervento di gruppo dei "Giochi del senso e/o non senso", Villa delle Rose, Bologna 1996.



14. Documenti Urbani Rettificati
Intervento Urbano non codificato a Roma nel 1995.
Collettiva "Contatti", Galleria il Graffio, Bologna 1999.
Collettiva "Buona Fortuna", Casa delle Culture, Cosenza 1999.
Collettiva "Guardami in faccia", Torretta Valadier, Roma 2004.
Personale "Simpers 05", Ass. Metaverso, Montetestaccio, Roma 2005.



15. Sposi Con Optional
Foto del 1995.
Pubblicazione sulla copertina della rivista "Foto&Dintorni" 1996.
Collettiva "Obiettivo Italia", Galleria il Cortile, Roma 1997.

4° BLOCCO


PROGETTI 16-27-17-18-19



16. L’ultimo Degli Sciuscià – U.D.S.
Last Shoe Shiner – L.S.S.
Performance, Novembre 1996.



27. Lavavetri No Profit – L.N.P.
Washer No Profit – W.N.P.
Performance, Ottobre 2001.


17. Figurine Arte – F.A.
Art Picture Card – A.P.C.
Happening, Maggio 1997.


18. Nove Domande Arte – N.D.A.
Nine Question Art – N.Q.A.
Intervento Urbano, Dicembre 1997.


19. Residui Corporei – R.C.
Residual Body – R.B.
Intervento on-life, Marzo 1998.













16° 27° Projects
U.D.S. e L.N.P. Due performances – o happenings che dir si voglia – diverse nelle modalità di esecuzione, ma simili negli intenti: nella prima Boresta veste i panni dello sciuscià e si china a pulire – gratuitamente - le scarpe dei passanti; nella seconda, invece, si improvvisa lavavetri e, senza chiedere soldi in cambio, si offre per lavare il parabrezza alle macchine ferme al semaforo (con l’assistenza di un "lavavetri professionista"). "Ultimo Degli Sciuscià" è stato presentato la prima volta nel 1996, all’interno della collettiva "Scarpe d’artista", curata da Carmine Sorrentino e Paolo De Medici, organizzata al Palazzo delle Esposizioni di Roma. In occasione dell’inaugurazione della mostra Boresta ideò una performance nella quale, armato di poltrona, lucido, spazzole e di tutto l’armamentario professionale, si offriva ai presenti come sciuscià, invitandoli a farsi pulire gratuitamente le scarpe, e rilasciando poi un certificato a testimonianza dell’avvenuta operazione. Alcuni anni dopo, nell’ottobre del 2001, la performance è stata ripetuta anche per le strade di Roma, all’interno di un ciclo di interventi urbani organizzato in collaborazione con Pablo Echaurren. In questo caso Boresta si faceva accompagnare da un giovane extracomunitario, al quale venivano poi devolute le eventuali offerte.
Nella stessa occasione Boresta eseguì anche la performance "Lavavetri No Profit": in questo caso l’artista, fermo ad un semaforo, lavava i vetri agli automobilisti in coda indossando una maglietta che lo identificava come "lavavetri a gratis". Accanto a lui un immigrato di origine indiana portava una maglietta identica, salvo la scritta: "lavavetri con offerta". L’attenzione verso il sociale è, in queste due operazioni, più evidente che altrove: non solo e non tanto perché le eventuali offerte venivano devolute a dei giovani immigrati che lo seguivano nelle operazioni, ma soprattutto per la volontà di identificarsi con quello che viene visto come uno dei livelli più "bassi" della scala sociale, operando allo stesso tempo un ribaltamento di prospettive: due professioni come quelle di lavavetri e lustrascarpe, considerate tra le più umili, vengono "promosse" allo status di "intervento artistico". Boresta ha eseguito "Lavavetri no profit" una sola volta: l’incontro-scontro con una realtà non protetta, al di fuori delle rassicuranti mura di un centro espositivo, si è rivelato infatti estremamente pesante sul piano psicologico: l’indagine personale e sociale si è trasformata in un’esperienza tanto intensa e formativa, quanto scomoda e dolorosa. Ritorna qui in maniera ancora più esplicita che in altre operazioni borestiane, il desiderio di intervenire attivamente su alcuni aspetti del vivere urbano, per avere un incontro reale con un pubblico più ampio possibile: come egli stesso annota nelle osservazioni scritte a proposito dell’intervento, nonostante alcuni automobilisti sembrassero infastiditi dagli approcci suoi e del suo compagno d’avventura, altri si dimostravano invece più disponibili e più interessati a comprendere il significato dell’operazione, e soddisfatti di questo inaspettato detournament della loro giornata. Ritroviamo dunque in entrambe queste performance, due principi ricorrenti all’interno dell’agire artistico di Boresta: da un lato lo scardinamento delle regole, delle aspettative, dell’ordine costituito, dall’altro di nuovo l’inserimento del principio di gratuità, laddove ci si aspetterebbe invece un movente esclusivamente economico. Oltre che in vari punti delle strade di Roma, Boresta ha eseguito le sue performance anche nell’ambito delle seguenti esposizioni "Scarpe d’artista", al Palazzo delle Esposizioni di Roma, ed al Link, di Bologna per "Incursioni".
Silvia Biagi

Qui il link ulteriori info:

http://www.mentelocale.it/arte/contenuti/index_html/id_contenuti_varint_4147





17° Project
Con Figurine Arte Boresta vuole proporre, ancora una volta attraverso le modalità del gioco collettivo, una riflessione sulla circolazione eccessiva di immagini e riproduzioni di opere d’arte, spesso completamente decontestualizzate. Presentata nell’ambito di due mostre collettive, Arte X Tutti (Palazzo Soave, Codogno, 1997) e Fuori Uso (ex Colonia Stella Maris, Montesilvano, 1997), l’installazione prevedeva che il pubblico potesse intervenire direttamente nella realizzazione dell’opera stessa. Su diversi tavoli erano disposte migliaia di riproduzioni di opere d’arte ritagliate da riviste e giornali specializzati, fra i quali i presenti erano invitati a selezionarne alcune, che ritenessero particolarmente belle, interessanti o significative. Le immagini scelte, a seconda delle loro caratteristiche e del giudizio individuale, potevano essere quindi incollate su una serie di tabelloni recanti diciture come "Le più belle", "Le più commerciali", "Le più stimolanti", "Le più significative" e così via. Oppure, si poteva decidere di applicarle su schede ed album messi a disposizione per questo scopo, scrivendo accanto all’immagine un commento personale. Oppure ancora, le Istruzioni per l’Uso prevedevano anche la possibilità di portarsi semplicemente via l’immagine, con l’impegno, però, di incollarla in un punto qualunque della città. In un ulteriore sviluppo dello stesso progetto, Boresta ha poi trasformato l’installazione in un gioco di società, invitando il pubblico a replicarlo autonomamente, coinvolgendovi amici e conoscenti. Attraverso queste azioni Boresta vuole spingere ad una riappropriazione del valore dell’opera d’arte, ponendo in evidenza la svalutazione a cui essa va incontro nel momento in cui viene decontestualizzata ed abusata. Contesta in questo modo l’eccessivo peso che viene dato all’opera, al manufatto (e di conseguenza all’immagine di essa), a ciò che nell’arte è valutabile e quantificabile, ovvero materiale. Ma è anche un invito a giudicare e commentare in prima persona l’arte stessa, per toglierla dal piedistallo che ne allontana tutto il pubblico non specializzato, lasciando la possibilità di esprimere un giudizio solo a pochi critici riconosciuti. In questo senso va interpretato anche l’invito ad applicare le riproduzioni artistiche per le vie della città, che nella ricerca di nuovi contesti per l’arte contemporanea, diviene una sorta di pubblicità all’arte stessa, nel tentativo di avvicinare ad essa anche quelle persone che ne sono altrimenti tenute a distanza.
Silvia Biagi
Qui il link del comunicato:




18° Project
Boresta ha realizzato Nove Domande ad Arte in occasione della rassegna Paesaggi Passaggi.
L’11 dicembre 1997 dalle ore 17,30 alle 19,30 nel sottopassaggio che collega la stazione della metropolitana di Piramide, a Roma, con il terminal della Stazione Ostiense, appostandosi all’inizio di un lungo tapis roulant dove ha distribuito ai passanti un cartoncino rigido, una penna ed un foglietto contenente una delle seguenti nove domande:
Cos’è l’arte?
Dov’è l’arte?
Chi è l’arte?
Com’è l’arte?
Qual è l’arte?
Quant’è arte?
Quand’è arte?
Perché è arte?
Quanto è arte?
Ai passanti era richiesto, nel breve spazio del sottopassaggio, di rispondere alla domanda, il risultato veniva poi ritirato al termine del tapis roulant. Altre etichette, contenenti le domande ed un breve spazio per scrivere erano incollate sopra il corrimano, anche queste sono state poi staccate e raccolte. Il risultato dell’operazione è sorprendente: le risposte sono via curiose, ingenue, scherzose, impegnative, profonde, poetiche, mai inutili. Leggendole, scorrendole insieme emerge la sensazione che realmente la necessità di chiarire e chiarirsi cosa sia arte, e perché e come e quanto non appartenga solo a Boresta o a chi, come lui, eserciti la professione di artista, ma sia un bisogno profondamente radicato in tutti, artisti e non…E’ forse questa la scoperta più interessante dell’operazione di Boresta: l’esigenza di dare e ricevere risposte, di porsi domande, di discutere su un argomento che troppo spesso rimane appannaggio di pochi eletti, mentre invece, almeno a giudicare dalle risposte ricevute da Boresta, sembra appartenere ed interessare un po’ tutti.
Tipico "esperimento" di Boresta: per il tentativo di coinvolgere tutti, di abbattere i muri che, non solo metaforicamente, segregano l’arte dalla vita di tutti i giorni, trasformando un momento banale, un’azione ripetuta magari tutti i giorni, come quella di attraversare una stazione per prendere un treno, in un momento di riflessione, nonché in un’operazione artistica.
S.B.




19° Project
Con questa serie di lavori, Boresta sospende il lavoro "relazionale" per esporsi direttamente ponendoci di fronte alla sua sfera più personale. Con i Residui Corporei del proprio corpo (capelli, unghie, ombelico e sperma) meticolosamente raccolti nell’arco di un lungo periodo di tempo, documentati con le foto o il video delle azioni che li hanno prodotti ed esposti in ordinata sequenza in maniera quasi asettica, siamo introdotti nella sua sfera privata, violandone quelli che sono considerati i limiti oltre i quali non è permesso introdursi. Attraverso questa operazione veniamo trasformati in voyeurismi non di una singola azione ma di una intera esistenza, posti di fronte ad una cruda rappresentazione documentaria delle azioni e ad uno spoglio feticismo del residuo.
Bartolomeo Pietromarchi



Esposizioni:

16. L’ultimo Degli Sciuscià – U.D.S.
Collettiva "Scarpe d’artista", Palazzo delle Esposizioni, Roma 1996.
Collettiva "Incursioni", Link, Bologna 1999.
Intervento Urbano "Scuscià No Profit", Galleria Colonna, Roma 2001.



27. Lavavetri No Profit – L.N.P.
Intervento Urbano "Lavavetri No Profit", semaforo Di Ponte Mazzini, Roma 2001.
Collettiva "Interventi urbani", MLAC dell’Università La Sapienza, Roma 2004.



17. Figurine Arte – F.A.
Collettiva "Arte X Tutti", Palazzo Soave, Codogno, Lodi, 1997.
Collettiva "Fuori Uso" Giovani, ex colonia Stella Maris, Montesilvano (Pescara) 1997.



18. Nove Domande Arte – N.D.A.
Evento "Sotto il cielo di Roma e Berlino", Stazione Ostiense, Roma 1997.



19. Residui Corporei – R.C.
Personale "Residui corporei" Galleria il Graffio, Bologna 1998.
Collettiva "Zone di visibilità", Ass. Culturale Zone, Castel S. Pietro Terme, (Bologna)1999.

5° BLOCCO


PROGETTI 20-21-22-23-24




20. Dove Vanno Spermatozoi – D.V.S.
Where Spermatozoa Go – W.S.G.
Netart, Marzo 1999.


21. Album Oreste Uno – A.O.U.
Album Oreste One – A.O.O.
Intervento Editoriale, Luglio 1999.


22. Emozione Oro – E.O.
Gold Emotions – G.E.
Performance, Settembre 1999.


23. Rifiutindagine – Rifiut.
Trashinvestigation – Trash.
Intervento Urbano, Aprile 2000.


24. Disordinazioni Kassel – D.K. 97
Kassel Disorder 97 – K.D.97
Intervento Urbano, Aprile 2000.




20° Project
Pino Boresta, è allo stesso tempo un joker ed un artista che vuole pirateggiare il senso comune del pensare utilizzando il detournament in rete con progetti di webart e percorrendo la teoria del critico della Società dello spettacolo Guy Debord. Come mi ha detto lui stesso è affascinato da questo sistema di comunicazione così nuovo e democratico come il web e la netart. Pino è on line con due criptici e cinici progetti come è giusto aspettarsi da uomo cibernetico. "Dove Vanno Spermatozoi?" o meglio "Dove Vanno a finire gli Spermatozoi quando non raggiungono l’ovulo?" e "Hey!…My friend, what’s the matter?" Lo scopo è in primo luogo quello di rendere pubblico attraverso la rete Internet gli eventi della propria esistenza, creando di fatto un'unione romantica tra vita ed arte. Una situazione dove Boresta fabbrica per se stesso uno spettacolare scherzo senza limiti, dando vita ad una sorta di corto circuito secondo una linea di pensiero che sostiene che qualsiasi cosa può essere arte, esattamente come dal punto di vista Punk dove ognuno può percorrere e rivedere tutte le personali relazioni della propria esistenza in virtù di una connessione virtuale con la realtà per mezzo della propria macchina. Quindi, in accordo con il seguente punto di vista ed esperimento, lui mette in rete con il suddetto progetto, le sue fotografie quelle di suo figlio di suo padre di sua moglie ed una clinica prospettiva paranoide di un lavoro dove Boresta ha calcolato e trasformato tutti i suoi orgasmi in ore di vita. Tutto ciò ha qualcosa in comune con la creazione di una situazione che si può accostare all’humour noir e forse per questo attrae la popolazione di Internet che sta chattando via e-mail dando vita ad un lavoro in progress che non finisce mai.
Francesca De Nicolò

Qui il link del progetto: http://www.arteutile.net/boresta/boresta2.htm






21° Project
Il progetto dei due Album di Oreste Uno e Oreste Zero nasce all’interno delle omonime residenze per artisti (luglio 1998 e luglio 1997), luoghi d’incontro dove poter realizzare un’esperienza di scambio, di ricerca e di lavoro comuni. Organizzate da un gruppo di artisti comprendente, oltre a Boresta, anche Cesare Pietroiusti, Salvatore Falci, Lorenzo Benedetti, Claudia Colasanti, Bruna Esposito, Giancarlo Norese e Luca Vitone, ed in collaborazione con il Comune di Paliano e con l’Associazione Zerynthia, entrambe le edizioni di Oreste si sono tenute nella Foresteria Comunale di Paliano nel mese di luglio. Ad esse hanno partecipato quasi 300 persone, in prevalenza artisti italiani e stranieri (ma erano presenti anche alcuni critici e galleristi), ciascuno dei quali era invitato a presentare il proprio lavoro, a fornire spunti critici e di dibattito, nel tentativo di creare uno spazio di approfondimento e riflessione critica sull’arte e sul suo ruolo, e di favorire la nascita di gruppi di lavoro e di progetti collettivi. I due album di Oreste diventano quindi, pur attraverso l’approccio ludico scelto da Boresta, un modo per documentare e testimoniare quest’esperienze, per riviverle, sia attraverso le foto dei partecipanti, sia attraverso il diario delle residenze scritto in collaborazione con Cesare Pietroiusti, Giancarlo Norese e Salvatore Falci per la prima edizione e Claudia Colasanti, Viviana Gravano e Cesare Pietroiusti per la seconda. Il gioco proposto da Boresta è semplice: gli album sono organizzati come un normale album di figurine, salvo che sotto i riquadri vuoti, anziché nomi di calciatori, si trovano i nomi dei partecipanti di Oreste. Questi sono suddivisi in varie sezioni, a seconda della città di provenienza, del gruppo di appartenenza, del sesso o della professione. Fra una sezione e l’altra è inserito il diario – pressoché quotidiano – delle residenze: con lo stesso tono leggero che caratterizza tutto il progetto, sono raccontati gli eventi delle varie giornate, passando dagli aspetti più scherzosi e goliardici alle riflessioni su quanto è emerso nelle discussioni e nei dibattiti nati nel corso delle varie serate. È lo stesso Boresta l’autore di tutte le foto dei due album, foto che lui stesso ha fotocopiato, ritagliato ed inserito in buste in tutto e per tutto simili a quelle delle normali figurine e che ogni giorno, nel corso delle due residenze estive, ha distribuito (venduto) a tutti i compilatori dell’album – ovvero agli stessi partecipanti alle due edizioni Oreste. Non è la prima volta che Boresta utilizza le "figurine" come strumento di espressione artistica: lo aveva già fatto con progetti come Figurine Arte e i Magnifici 65, seppure declinandolo secondo modalità differenti. Attraverso l’utilizzo di questo strumento, così "leggero", ed allo stesso tempo presente nella memoria collettiva di ciascuno di noi, Boresta riesce ad affrontare anche temi di per sé "pesanti", seri: con i Magnifici 65 spinge ciascuno dei partecipanti a ripercorrere alcuni momenti della propria esistenza, a documentare eventi ed incontri privati; con Figurine Arte, invece, si confronta criticamente anche se giocosamente addirittura con il "sistema dell’arte", invitando i partecipanti a giocare con le riproduzione di alcune delle più celebri opere di arte contemporanea, scegliendole o scartandole o anche mescolandole l’uno con l’altra per creare nuove opere. C’è però un altro aspetto del gioco delle figurine che forse per Boresta è ancora più importante: esso, infatti, consente ed anzi invita all’interazione fra i partecipanti, costringendoli ad essere parte attiva e propositiva nel gioco stesso. In occasione della partecipazione del gruppo Oreste alla Biennale di Venezia, nel 1999, l’Album di Oreste Uno è stato presentato in un incontro tenutosi alla Libreria Patagonia di Venezia. In occasione delle due residenze è stato inoltre realizzato, in collaborazione con
www.undo.net, un sito dedicato al Gruppo Oreste, consultabile all’indirizzo www.undo.net/oreste.
Silvia Biagi

Qui il link con i nomi dei partecipanti:






22° Project
…questo studio sulla smorfia ha dato il via ad una serie di progetti culminati nella performance Emozione Oro (Gold Emotion), realizzata nel 1999 nell’ambito di Oreste 2, in cui grazie ad una forte capacità espressiva, l’artista ha attraversato tutti i propri stati emotivi fino ad irrompere in un pianto catartico.
Giulia Franchi


Pino Boresta nella performance Ecce Smorfia propone una sequenza di smorfie, tanto più strane e grottesche, quanto sembrano rispecchiare, esasperati, i nostri stati emotivi, le nostre vicende interiori, che restano incompiutamente manifeste nelle nostre espressioni contenute, decorose, ma purtroppo, spesso ipocrite. Boresta ci invita a lasciar esplodere le smorfie che si formano e ci deformano intimamente, a liberarle sfogando le nostre verità, ristabilendo, così, dialoghi più autentici con la società con cui ci si confronta quotidianamente. Al termine della performance il buffo si crina, il sorriso si spezza e progressivamente si stravolge in pianto profondo, desolato (è questo il 3° atto della performance chiamato per l’appunto Gold Emotion): è la più tragica delle tante possibili smorfie che dobbiamo imparare a usare e a leggere nei volti dell’universo cittadino, dimensione spersonalizzante, da ri-umanizzare attraverso il recupero delle consapevolezza che l’essere persona passa anche attraverso il recupero della consapevolezza che l’essere persona passa anche attraverso il grottesco, l’esasperato, il tenero, il ridicolo, il sofferente esprimersi di sentimenti tramite le smorfie che, per lo più inconsapevolmente, facciamo.
Maria Francesca Zeuli


Qui il link ulteriori info:

http://www.carthusia.net/limen/previous/2003/boresta.htm











23° Project
Rifiutindagine è una performance realizzata nell'ambito della manifestazione BIG Torino 2000 il 10, 12, 14 Aprile 2000. Con questa performance Boresta vuole proporre una ricerca che sia artistica e non scientifica, un modo diverso di avvicinarsi ai nostri scarti: nell'ambito della Biennale Arte Giovane di Torino Boresta ha realizzato, in tre diversi momenti, tre diverse indagini nei rifiuti di alcune zone del capoluogo piemontese. Con la collaborazione dell'AMIAT (Azienda Multiservizi Igiene Ambiente Torino) che forniva uomini e mezzi, Boresta ha scandagliato i cassonetti dei rifiuti di 3 zone socialmente ed economicamente differenti di Torino, accompagnato ogni volta da un gruppo di spettatori in pullman che seguivano l'evento in diretta attraverso una videocamera. Nel corso dell'intervento Boresta ha esplorato, analizzato e selezionato i rifiuti, conversando con i passanti e gli uomini dell'AMIAT, via commentando e confrontando i vari ritrovamenti. Una parte di questi è stata raccolta all’interno di cubi di plexiglas, le cui riproduzioni fotografiche, a dimensioni naturali, sono state poi esposte durante la presentazione con una conferenza stampa tenutasi al termine dei tre giorni alla Biennale Giovani. L’operazione artistica richiama indubbiamente alcuni aspetti già presenti in R.A.U. - Ritrovamenti Arteologici Urbani (anche in questo caso ad esempio alcuni microrifiuti sono stati incollati ed esposti su appositi raccoglitori), ma se ne differenzia per l'approccio "sociologico", esplicitato nella scelta di tre zone socialmente differenti della città. In questa performance, infatti, l’analisi dei rifiuti viene effettuata tenendo conto di queste differenze, e confrontando i ritrovamenti di una zona con quelli delle altre. Ne emergono dettagli ed aspetti curiosi che ci permettono di osservare da un punto di vista insolito le differenze di classe. L’intervento artistico di Boresta, infatti, va a vedere e scoprire cose che altrimenti resterebbero nascoste, storie che altrimenti nessuno racconterebbe, e, prendendo come punto di partenza quello che gli altri scartano, opera un ribaltamento delle prospettive usuali. Di questo "ribaltamento" fa parte, in un certo senso, anche il coinvolgimento attivo degli spazzini dell’AMIAT all’interno del progetto: è l’incontro fra due professioni, due vite, quella del netturbino e quella dell’artista, che normalmente hanno ben poco in comune, e che difficilmente si incontrano. Invece, nel corso delle tre "Rifiutindagini", Boresta, vestito da netturbino, fa parlare di arte gli uomini dell’AMIAT, interrogandoli nel contempo sul loro lavoro. Oppure si ferma a discutere con i passanti che lo osservano incuriositi e un po’ diffidenti, cercando di raccogliere la loro opinione sull’intervento: "Secondo lei questa cos'è?". Risposta: "Roba di rifiuti". Dalla riprese effettuate nel corso dei tre interventi è stato tratto anche un bel video di 15’.
Silvia Biagi


Qui il link per ulteriori info:

http://www.comune.torino.it/gioart/big/oldmaterial/oldsite/artisti/boresta.htm






24° Project
Per Disordinazioni ( e Disordinazioni Kassel 97 ) si intendono, secondo la definizione datane dallo stesso Boresta, "azioni estranianti e spaesanti, nelle quali il pubblico, involontariamente partecipante, si trova a confrontarsi con una situazione estranea agli schemi prestabiliti dell’abitudine". Il fine delle Disordinazioni è pertanto quello di portare alla messa in questione delle regole prestabilite, al ripensamento dell’ovvio, o, sempre per dirla con Boresta, alla "destrutturazione delle abitudini interattive, con gli altri e con l’ambiente". L’iniziativa fu avviata da Giuliano Lombardo già dal 1994, con l’intento di promuovere "azioni urbane non codificate", che vengono poi documentate attraverso i Bollettini di DisordinAzioni. Boresta partecipa al progetto di Lombardo, declinandolo però secondo la propria sensibilità e le proprie modalità operative (già sperimentate, ad esempio, in C.U.S. e D.U.R.): con Disordinazioni Kassel Boresta interviene all’interno della X Edizione di Documenta (giugno 1997), applicando in vari punti negli spazi della mostra le proprie "smorfie". Le ritroviamo sopra le didascalie delle opere, nel giardino del Fredericianum Museum, persino vicino alle opere di Gerard Richter (Boresta commenta giustamente: "posso dire di aver esposto accanto al grande artista tedesco"). E’ evidente che in questo tipo di operazione è implicita una forte critica sul mondo stesso dell’arte, autoincensante ed autoreferenziale, volutamente ermetico per i non addetti. Con il suo modo scanzonato ed ironico, Boresta compie un’azione dissacrante all’interno di uno dei massimi templi riconosciuti dell’arte contemporanea, laddove si dettano mode ed indirizzi e si condizionano scelte ed artisti.
Silvia Biagi




Esposizioni:



20. Dove Vanno gli Spermatozoi
Pubblicato sul libro "Oreste Uno", libri Zerynthia edizioni Charta 1998.
Presentazione ad "Oreste alla Biennale", Venezia 1999.
Pubblicato on-line sul sito Arteutile, Internet 2002.
Pubblicato sul libro "Teoria e tecnica dell’artista di merda", edizioni Valter Casini 2004.



21. Album Oreste Uno
Residenza artisti "Progetto Oreste Zero", con l’Ass. Zerynthia, Paliano (Roma) 1997.
Residenza artisti "Progetto Oreste Uno", con l’Ass. Zerynthia, Paliano (Roma) 1998.
Presentazioni "Progetto Oreste" tra il 1998 ed il 1999; Opera Paese a Roma, Percorso Vita a Bologna, Archivio via Farini a Milano.
Presentazione ad "Oreste alla Biennale", libreria Patagonia, Venezia 1999.
Residenza artisti "Oreste Due", Abbazia dei Cappuccini di Motescaglioso (Matera) 1999.
Collettiva "Icone Russe", Centro Sociale Leoncavallo, Milano 1999.
Residenza artisti "Oreste Tre", Abbazia dei Cappuccini di Motescaglioso (Matera) 2000.



22. Emozione d'Oro
Personale, "Una smorfia per vivere meglio", Libreria Grandmelò, Roma 1994.
Collettiva "Mascherazioni", Galleria Campioli, Monterotondo, (Roma) 1995.
Residenza artisti "Oreste Due", Abbazia dei Cappuccini di Motescaglioso (Matera) 1999.
Collettiva "Città Di-Continua", Certosa di Potignano, Siena 2003.
Collettiva "Biennale di Porto Ercole", Forte Stella, Porto Ercole (Grosseto) 2003.
Collettiva "Guardami in faccia", Torretta Valadier, Roma 2004.



23. Rifiutindagine
Intervento Urbano Autorizzato "Big Torino 2000", Torino 2000.
Collettiva video "Contemporanea 05", Casa Masaccio, S. Giovanni Valdarno (Arezzo) 2005



24. Disordinazioni Kassel 97
Intervento Urbano Clandestino a Documenta X, Kassel 1997.
Pubblicato sul libro "Oreste alla Biennale", edizioni Charta 2000.


6° BLOCCO



PROGETTI 25-26-28-29-30




25. Disordinazioni Elettorali 01 – D.E. 01
Elections Disorder 2001 - E.D. 01
Intervento Urbano, Maggio 2001.


26. Ass. Internazionale Docciatori Indipendenti – A.I.D.I.Inter. Ass. Independent Shower Takers - I.A.I.S.T.
Performance, Giugno 2001.


28. "Hey!…My friend, what’s the matter?" – Hey!
"Hey!…My friend, what’s the matter?" – Hey!
Netart, Gennaio 2002.


29. Artisti & Co. – A.&Co.
Artists & Co. - A.&Co.
Quadri, Aprile 2003.


30. Testamenti – Testam.
Testaments - Testam.
Quadri, Aprile 2003.












25° Project
Affine, nelle modalità d’azione oltre che nel nome, a Disordinazioni Kassel, Disordinazioni Elettorali prevede però l’intervento diretto sul contesto urbano, attraverso la rettificazione – per usare un termine caro a Boresta – dei manifesti elettorali affissi per le strade in occasione delle varie campagne elettorali. L’effetto è garantito: dagli occhiali di Sgarbi trasformati in borestiane smorfie, alla faccina che emerge "Nel buio della politica" (così recita lo slogan), l’incontro fra la smorfia di Boresta e la boria elettorale regala innumerevoli immagini sorprendenti e "detournanti". Con questo intervento Boresta ci invita a tentare diverse e nuove modalità di relazione con l’ambiente urbano in tutti i suoi aspetti, fra i quali inevitabilmente la pubblicità. Attraverso il meccanismo della sorpresa, dell’inaspettato, costringe il passante a fermarsi, a riflettere criticamente su quanto rientra all’interno del proprio panorama visivo quotidiano, normalmente accettato supinamente in quanto esistente, e dunque abituale.
S.B.

Qui il link di una intervista:
http://pinoboresta.blogspot.it/2008/11/2004-salvatore-caruso.html











26° Project
Per questa performance dal titolato "Associazione Internazionale Docciatori Indipendenti", tenutasi nei giorni 27, 28 e 29 Giugno 2001 nell’ambito della rassegna Continuum 2001, organizzata a cura del Centro di Arte Contemporanea Inner Spaces Multimedia di Poznan in Polonia Boresta ha organizzato un evento particolare. All’interno delle docce dei bagni pubblici della città, alcune persone (sette in tutto) erano sorprese sotto la doccia negli atteggiamenti più strani: chi in costume da bagno con un ombrello, chi intento a leggere, chi completamente abbigliato, chi immerso vestito nella vasca e coperto di fiori, chi ancora avvolto in carta stagnola….Gli spettatori, dopo essere stati accompagnati da Boresta stesso fino alla soglia dei bagni pubblici, erano poi invitati a girarvi liberamente, per scoprire i vari "docciatori indipendenti" aprendo man mano le porte delle docce. Il lavoro di Boresta, nei toni ludici e scherzosi a lui consueti, si torna a concentrare, con questa performance, sugli aspetti più intimi e più quotidiani della nostra vita: come per il Progetto Unghie Arte, anche qui un atto legato all’igiene personale, e per definizione privatissimo, viene reso pubblico e stravolto attraverso modifiche che, sottraendogli ogni funzionalità, finiscono per renderlo ludico e puramente gratuito. E forse sta proprio in questa parola, "gratuità", uno degli elementi cardine di tutta la ricerca di Boresta: egli mira, attraverso il suo lavoro, a spogliare atti e gesti quotidiani del loro aspetto funzionale, utilitaristico, per restituirceli nella loro essenza più pura. È un’operazione sottilmente rivoluzionaria, perché va a scalzare uno dei fondamenti stessi della nostra esistenza ed organizzazione sociale: introducendo il principio di gratuità viene a cadere inevitabilmente il concetto di scambio, sul quale si regge ogni organizzazione sociale. Privati di uno scopo utilitaristico, di un fine o semplicemente di una funzione, i nostri atti acquistano spazi di libertà pressoché illimitati, consentono tempi di riflessione e di gioco altrimenti inimmaginabili. E proprio l’aspetto ludico è uno degli elementi fondamentali per la comprensione dell’opera di Boresta: come già per un progetto come CUS, l’invito al gioco coincide con l’invito alla leggerezza, all’interpretazione dell’esistenza in una chiave appunto giocosa, che viene resa possibile attraverso la semplice introduzione di un elemento spiazzante, inaspettato o estraneo al contesto. L’idea di leggerezza torna anche nella modalità stessa in cui era stata organizzata la performance: molto era stato volutamente lasciato all’improvvisazione: ai sette docciatori, infatti, scelti in loco fra un gruppo di volontari, erano state date indicazioni appositamente vaghe, in modo da lasciare il massimo spazio al gioco, all’improvvisazione, alla spontaneità. I partecipanti/spettatori sembrano aver peraltro compreso ed apprezzato gli intenti ed il significato della performance: divertiti, sorpresi, ma anche estremamente coinvolti.
Silvia Biagi











28° Project
"Hey!…My friend, what’s the matter?" è il dramma di un suicida che si tuffa nel vuoto, il dramma di un testimone che nell'incertezza del momento lo osserva, lo fotografa e lo lascia morire, il dramma di una giuria che deve emettere il verdetto finale: colpevole o innocente? Il lavoro di Pino Boresta offre all'utente quest'ultimo ruolo, scomodo come gli altri perché come gli altri impone una scelta, costringe a macchiarsi di una nuova colpa: l'assoluzione di un colpevole, la condanna di un innocente... Scelta difficile, che spinge molti a cercare una via d'uscita, che è poi lo stesso crimine che sono invitati a giudicare: l'omissione di soccorso, il rifiuto di un giudizio che, anche se negativo, darebbe sollievo ad un angosciante ed irrisolto senso di colpa.
Domenico Quaranta

Qui il link del progetto: http://www.pinoboresta.com/boresta.htm








29° Project
Il 3 aprile 2003, alle ore 18.30, presso il Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma si inaugura la mostra "Artisti & Co.", nell’ambito della quale Pino Boresta, artista tra i più originali ed interessanti del panorama romano, presenterà al pubblico il suo A.Q.P.A.C. – o Archivio Quadrografico dei Personaggi dell’Arte Contemporanea. L’ A.Q.P.A.C. comprende una trentina di dipinti a olio su tela, raffiguranti altrettanti personaggi appartenenti al mondo dell’arte contemporanea italiana: artisti e critici come Germano Celant, Carla Accardi, Simonetta Lux, Renato Mambor, Mario Pieroni, Stefano Arienti, Cesare Pietroiusti, Eva Marisaldi, Bartolomeo Pietromarchi sono ritratti come le figurine di un immaginario album, con tanto di indicazione del nome, del cognome e del numero indicante l’ordine di compilazione. La mostra si propone pertanto come un invito collettivo al gioco, nel tentativo di coinvolgere il pubblico stesso nella compilazione dell’album, secondo una caratteristica che è tipica dell’agire artistico di Boresta. E d’altronde proprio in questo aspetto ludico ed insieme interattivo risiede il senso dell’intera operazione, che intende affrontare in maniera ironica ed allo stesso tempo dissacrante quel "sistema dell’arte", troppo spesso afflitto da egotismi ipertrofici ed eccessi di autoreferenzialità. Boresta d’altronde non è nuovo a questo tipo di operazioni, e lo stesso A.Q.P.A.C. nasce dall’evoluzione e dalla commistione di altri progetti, ed in particolar modo dagli album di Oreste, realizzati in occasione di alcune residenze estive per artisti, tenutesi negli anni scorsi nei dintorni di Roma. È nel corso di queste residenze che Boresta ha concepito l’idea dell’archivio dei personaggi dell’arte contemporanea, ed ha potuto allo stesso tempo acquisire le fotografie da cui sono tratti i dipinti. La scelta della pittura come medium nasce invece da un’esigenza dell’artista, che ritrova nella tecnica tradizionale dell’olio su tela la possibilità di esprimere una carica emotiva maggiore, non veicolabile per Boresta attraverso tecniche più nuove. La mostra al Museo Laboratorio è peraltro solo una tappa del progetto Artisti & Co., in quanto l’A.Q.P.A.C., come tutti gli archivi che si rispettino, non è chiuso, ma anzi destinato ad arricchirsi continuamente di nomi e volti: per questo la sera dell’inaugurazione sarà allestita all’interno del Museo Laboratorio una postazione fotografica, in modo che chi lo desideri potrà farsi immortalare ed entrare così a far parte dell’A.Q.P.A.C. stesso. Inoltre, per chi non potrà essere presente al momento dell’inaugurazione, esiste anche la possibilità di inviare una foto-tessera con nome e cognome scritti sul retro. Le immagini ricevute e le fotografie scattate all’inaugurazione andranno a confluire in quella che è la realizzazione finale del progetto, ovvero un album di figurine vero e proprio, intitolato, naturalmente, "Artisti & Co."
Silvia Biagi


Qui il link del comunicato ed un articolo sulla mostra:
  
http://www.luxflux.org/museolab/MOSTRE/boresta.htm
http://www.luxflux.org/n1/recensioni3.htm









30° Project
Pino Boresta, utilizza ricami per i suoi Testamenti, elaborazioni digitali. Ripercorrendo il filo duchampiano del ready-made e proseguendo lungo la dimensione sintattica kosuthiana del "concettuale tautologico", Boresta "gioca" sull’irriducibile dilemma tra esistenza fisica dell’opera e il ricorso al suo significato inserendo la personale visione critica sulla statuto dell’arte contemporanea.
Isabella Falbo


Non sospetti né aggressivi si propongono i Testamenti di Pino Boresta elaborazioni digitali stampate su tela e ricamate con fili, pensieri sciolti resi con abbondanza di segni e colori, con ironia incontenibile. Evidente il richiamo alla mitica vicenda di Re Mida e l’accostamento al sistema dell’arte contemporanea. La grande virtù e insieme l’immensa sciagura di rendere prezioso tutto ciò che tocca viene indicata con un misto di sarcasmo e gioco che segnala con efficacia e fair play la convenzionalità di certe scale di valori.
Giovanna Coppa



Esposizioni:


25. Disordinazioni Elettorali 01Intervento Urbano Clandestino M.E.R. (Manifesti Elettorali Rettificati), Roma 1996/2000.
Collettiva "Centro Documentazione Artisti Romani", Ass. Futuro, Roma 2001.
Collettiva "Italijanski autoportrei", Gallerie Costiere, Pirano (Slovenia) 2002.



26. Ass. Internazionale Docciatori Indipendenti
Collettiva "Continuum", Inner Space Multimedia, Poznam Polonia 2001.



28. Hey!…My friend, what’s the matter?"
Foto e testo del 1989.
Pubblicato on-line sui siti, Random.exibart. e Arteutile, Internet 2002.
Intervento Urbano Clandestino alla 50° Biennale di Venezia 2003.
Pubblicato on-line su svariati siti tra cui: Liberarti, Netartreview, Glowlab, Guida Sicilia, AMstudio, Mariemarion, Unopercento, Biannal B, Internet 2003/2006.



29. Artisti & Co.
Collettiva "HUA" i miei migliori amici , Artoteca-Associazione 0, Milano 2001.
Personale "Artisti & Co.", MLAC dell’Università La Sapienza, Roma 2003.
Collettiva "Torre d’avorio", Castello Marcantonio, Cepagatti (Pescara) 2004.
Collettiva "Premio Celeste", Galleria L’Albero Celeste, San Gimignano (Siena) 2004.



30. Testamenti
Personale "Artisti & Co." MLAC dell’Università La Sapienza, Roma 2003.
Collettiva "La febbre dell’oro", Palazzo della Duchessa, Miglianico (Chieti) 2003.
Collettiva "Multiplo_3", N.O. Gallery, Milano, 2005.
Collettiva "Godart 2007" Museo laboratorio, Città Sant’Angelo (Pescara) 2007.