venerdì 21 marzo 2008

1997 G.L.























LIBERTA’ 15 Maggio 1997

Il singolare "giallo" di un cartellone stradale sullo Stradone Farnese

Riconoscete questa faccia?



Il cranio pelato, la faccia quasi deformata da un ghigno severo. Chi è questo? Il suo volto è comparso da qualche giorno al centro di un cartello stradale di divieto d’accesso, lungo lo Stradone Farnese (all’altezza dei giardini pubblici della Ricci Oddi). Uno scherzo forse. Ma anche un piccolo "giallo" che i nostri lettori possono aiutarci a svelare. Chi riconosce "L’uomo del cartello" (è piacentino?) può scrivere a Libertà.


LIBERTA’ 18 Maggio 1997


























Risolto il "giallo" del volto appiccicato su un segnale di divieto d’accesso lungo lo Stradone Farnese


L’uomo del cartello? È un artista


Si tratta di una "performance" di Pino Boresta, romano, attualmente presente ad una rassegna di Codogno dove invita il pubblico – distribuendo fotografie biadesive – ad esporre la sua opera e la sua immagine inserendole nel "tessuto urbano".
Non era uno scherzo. E neppure un "giallo". Il volto misterioso apparso su un cartello stradale lungo lo Stradone Farnese – e da noi riprodotto qualche giorno fa in prima pagina – era quello di un artista romano, Pino Boresta, 35 anni, attualmente presente con una sua opera (o meglio con un intervento) alla rassegna "Arte per tutti" di Codogno. Ed è proprio dalla mostra codognese che è approdata a Piacenza la "performance" dell’artista romano. Ad esportare il volto e l’opera di Boresta è stato il pubblico. Proprio così. Nello spazio espositivo a lui riservato all’interno della mostra, l’artista (anche se Boresta rifiuta questa definizione "quanto meno nel suo significato tradizionale") ha collocato grandi contenitori pieni di fotografie ritagliate da riviste del settore e che riproducono opere d’arte più o meno conosciute, ma anche suoi ritratti elaborati al computer. Sul retro di ogni immagine c’è del nastro-biadesivo. I pubblico può appiccicare le opere ad alcuni panelli appesi alle pareti (e che invitano a raggruppare le opere più belle, più commerciali, più impegnate socialmente, più curiose ecc.) oppure decidere di portare fuori dalle vetuste mura dell’ex ospedale di Codogno – sede della rassegna – queste stesse immagini. Ed inserirle nel contesto urbano. Magari, come a Piacenza, nel bel mezzo di un cartello stradale. "Si tratta - spiega l’interessato al telefono da Roma – di interventi sperimentali che sto portando avanti da due anni in diverse città di Italia fra cui Roma Milano Bologna e Pisa. Che cosa significano? È un mio modo di protestare contro l’invasione consumistica della pubblicità soprattutto attraverso i mass media. Sotto ad ogni fotografia che viene appiccicata c’è uno spazio libero ed una scritta: "Contribuite a contaminare la città con una vostra opinione sul fenomeno della pubblicità oppure scrivete ciò che volete". Chi può aver messo la mia faccia sul cartello stradale? Come si fa a saperlo? Certamente qualcuno che ha visitato la mostra di Codogno". In effetti, assieme alle foto artistiche, Boresta distribuisce al pubblico un "manuale" per l’uso con l’invito a partecipare alla "performance": "Prendete una foto ed impegnatevi ad applicarla su un palo o qualsiasi altro luogo della vostra città. Darete così la possibilità a qualsiasi passante di vederla". A svelare il "mistero" del volto riprodotto sul cartello lungo lo Stradone Farnese – tra l’altro proprio poco distante da un "tempio" dell’arte tradizionale come la Galleria Ricci Oddi – sono stati Maurizio Camoni e Lino Baldini, della Galleria Placentia Arte, organizzatori della rassegna di Codogno." L’intervento di Boresta ha ottenuto proprio lo scopo che si era prefissato – spiegano - e cioè quello di creare rumori di fondo del tessuto urbano. Far si che la gente si interroghi e venga coinvolta attivamente nel processo di creazione e discussione di un’opera. L’arte deve essere alla portata di tutti, incidere sul sociale. E proprio a questo tipo di arte è dedicata la rassegna di Codogno". Baldini e Camoni si segnalarono due anni fa per un'altra discussa operazione artistica: opera dello statunitense John Armleder. "È ancora lì – spiega Baldini – il tempo e l’acqua l’hanno inclinata e modificata. Ed è proprio in questo cambiamento che è testimoniata la grandezza dell’opera d’arte".
g.l.

Pubblicazioni del 15 e 18 maggio 1997 sul quotidiano "Libertà" di Piacenza.

In foto; Articoli pubblicati e 3 foto del progetto CUS.

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