lunedì 28 settembre 2009

Ancora una? di Pino Boresta





Dentro = Fuori x Bene o Male = 0!?


La domanda giusta non è "Gli artisti più bravi sono quelli che fanno più mostre?", bensì "Gli artisti bravi fanno le mostre?" o meglio "Gli artisti migliori fanno ancora le mostre?" Ma si, fatevi pure tutte le biennali e quadriennali che volete, tanto l’essenziale per un artista non è quello che mostra ma quello che dimostra, in quanto l’importante è ciò che riesce a fare e dire senza aspettare che qualcuno glielo chieda. Non si diventa grandi artisti per committenza ma per passione. Oggi giorno tutti gli artisti possono fare mostre più o meno importanti, tutti gli artisti possono ottenere pubblicazioni, interviste, articoli su riviste più o meno prestigiose (spesso basta pagare), ma pochi sono quelli che dicono e fanno opere realmente interessanti e di valore.

Quindi, essere dentro o fuori a questo sistema non è indice di valore come non lo è partecipare a molte di quelle ammucchiate collettive che spesso non servono né agli artisti né tanto meno a chi le va a vedere. Come non serve neanche fare personali una dietro l’altra senza dire niente di nuovo o senza reali obbiettivi se non quello di alimentare il mercato. A cosa serve pavoneggiarsi a destra e a sinistra mostrando sempre il solito lavoro, spesso simile se non uguale a quello di 10, 100 altri artisti che in giro per il mondo fanno le stesse cose e hanno le stesse idee? A cosa serve stare lì ad aspettare che qualcuno prima o poi ti dia un premio? A cosa serve aspettare che un critico ti chiami per fare una mostra? Pensate che sia questo l’unico modo per farsi conoscere? Ebbene, vi sbagliate, è solamente il modo più comodo, il meno faticoso utilizzato da coloro che hanno limitate capacità d’iniziativa.


























Qualcuno sostiene che non è il valore di un artista che fa sì che questi emerga ma il fatto che se ne parli molto e più se né parla più salgono i prezzi, e non importa come se ne parli l’importante e che se ne parli. Se realmente fosse così, cosa significa quando questo non avviene? Cosa significa quando un artista pur diventando un fenomeno sociale e culturale invece di essere premiato continua a essere ignorato dal sistema? Forse che ogni rapporto interpersonale di questi operatori culturali è guidato solo dalla logica del potere e del profitto? Probabilmente come dice Harry Potter "Non esiste il bene e il male, ma il potere bello e brutto, utile e inutile, superfluo e necessario."









Pubblicato su; "Juliet" n. 143 June 2009
In foto; Intervento CUS a Venezia, Intervento urbano CUS Colleferro (RM), MR Manifesto Rettificato a Venezia, Harry Potter.




Arte e Stupidità di Pino Boresta



Volto o reato?



Perché un ghigno ovunque?
Per combattere il “Bispensiero” che, come spiega George Orwell, è la capacità di condividere simultaneamente due opinioni palesemente contraddittorie e di accettare entrambe. Sapere e non sapere. Essere cosciente della verità nel mentre che si dicono architettate menzogne. Condividere contemporaneamente due opinioni che si annullano a vicenda. Usare la logica contro la logica, ripudiare la morale mentre che la si adotta. Credere che la democrazia sia impossibile e allo stesso tempo sostenere di poterla attuare. Dimenticare tutto quello che è necessario dimenticare, e quindi richiamarlo alla memoria nel momento in cui fa più comodo, e con prontezza dimenticarlo nuovamente, ma soprattutto applicare lo stesso processo al processo stesso.





Perché imporre una smorfia?
Per combattere lo “Stopreato” che rappresenta la facoltà di arrestarsi come per istinto in modo rapido e deciso sulla soglia di qualsiasi pensiero pericoloso. Esso rappresenta la capacità di non cogliere le analogie, di non riuscire e non voler percepire errori di logica su argomenti semplici a tutti visibili. Soprattutto respinge e nega a se stessi qualsiasi tentativo di elaborare una dialettica di pensiero che sia suscettibile di condurre in una direzione eretica al sistema arte. Stopreato significa, in sostanza, stupidita protettiva.





Nell’arte la stupidità è necessaria quanto l’intelligenza, anzi avvolte diventa elemento indispensabile per una rapida carriera. Non è sicuramente il caso di JR (uno dei più noti street artisti di Francia un guerrigliero urbano, Lui!) Svincolato dalle gabbie del mercato e del sistema, lontano dall’art system perché contrario ai compromessi con i mercanti, raggiunge ugualmente la notorietà Lui! Controlla di persona i canali di vendita delle sue opere e può permettersi il lusso di rifiutare una “street campaign” offertagli dalla Levi’s. Per non parlare poi della new entry del mercato dell’arte, Shepard Fairey, meglio conosciuto come Obey. E se la “vittoria ha molte facce” (come quella di Vasco Rossi ultimo a Sanremo o quella di Barack Obama primo nei manifesti Fairey) presto sorgerà anche il “Voltoreato, attitudine espressiva …” aah no! Visto che l’erba del vicino è sempre più verde questa ve l’andate a cercare.



Pubblicato su; "Juliet" n. 142 April – May 2009

In foto; George Orwell, Intervento Urbano CUS, un poster di Shepard Fairey, Vasco Rossi.

Forse un giorno di Pino Boresta

“Indovina chi dei tre fa l’avvocato? Unico indizio mangia quantità industriali di patatine fritte”.


Non solo culi?



Il mio amico avvicinandosi mi indica i quadri con il mento e mi sussurra che sono belli ma non hanno nulla da invidiare a una nostra Accardi. Gli rispondo che è vero ma sono portatori di altri significati e costruiti con altri intenti, ma soprattutto, ci parlano di altre forme e di altri corpi (per la precisione culi, cosce, seni e qualche polpaccio, il tutto ben stilizzato).
Nel frattempo la sala si gonfia e si sgonfia di gente, per fortuna uno dei punti di forza di questo spazio è il bel giardinetto di fronte dove si allestiscono austeri buffé che conciliano le relazioni. Fossero state in mostra anche le opere più brutte del mondo sono arrivati da ogni punto di Roma, nonostante il tempaccio. Questi Britannici pare che siano delle spade (nella roccia?): si dice che non sbaglino un colpo. Cinque quadri cinque, né uno di più né uno di meno; così si allestiscono le mostre, per il resto che dire, le solite facce da cazzo e ne farei fuori un buon 85%, ma poi forse non varrebbe più la pena di fare l’artista visto che spesso si continua a lottare più per coloro che ti odiano che per quelli che ti stimano ai quali sarebbe troppo facile aggrapparsi. Ma quale sarà mai il segreto di queste adunate? Io non m’intendo un gran che di queste cose, ma devo riconoscere che questa coppia di galleristi sa come distinguersi dalla massa uniforme. Lei, infatti, è l’unica a vestire in una sinfonia di colori sgargianti, contrapponendosi ai tristi abiti degli intervenuti, tra i quali predomina ampiamente il nero, il grigio e il marrone di manzoniana memoria. Non mi sfuggono tra la folla un paio di polpacci ben torniti in carne e ossa e su alti tacchi, questi sì che rubano lo sguardo.
Scorgo, inoltre, l’artista del momento: fresca scelta biennalistica che non da segni di spocchiosità ma mantiene una distinta e contenuta gioia che traspare visibilmente dagli impercettibili gesti delle mani, dei piedi e delle sopracciglia. Chissà, un giorno toccherà anche me?






Pubblicato su; "Juliet" n. 141 February – March 2009



Titolo della 1° foto “Indovina chi dei tre fa l’avvocato? Unico indizio mangia quantità industriali di patatine fritte”.



Le altre foto; figurina di Carla Accardi, spada nella roccia, alti tacchi.

Artisti o Bluff? di Pino Boresta



Vendesi verità?


Qual è oggi il vero artista?


Quello disposto a pagare pur di essere considerato tale?

Quello disposto a prostituirsi pur di ottenere qualcosa?
Quello disposto a farsi del male pur di catturare l’attenzione?

Quello disposto ad umiliarsi pur di conseguire un risultato?

Quello disposto a vendersi?

Quello disposto a ubbidire?


Quello disposto a rinunciare?


Forse nessuno di questi?

Oppure, più probabilmente, un misto di tutto questo?

Quali sono le caratteristiche che distinguono un artista di valore da quelli che non lo sono?


Non sarò certo io a dirvelo, ma se pensate che gli artisti più bravi e importanti siano quelli proposti e sostenuti solo da certe gallerie state sbagliando di grosso, in realtà sono semplicemente coloro che riescono ad avere più visibilità, ma niente di più. Gli artisti migliori sono da altre parti e non hanno vita facile come sostiene Pier Luigi Sacco in Exibart.onpaper n. 48.








Pertanto i più furbi, investono il loro interesse, e non solo quello, in altre direzioni, lasciando gli artisti/bluff a coloro che hanno poco tempo da spendere e tanto denaro da buttare. Non esistono modelli, regole o cliscè definitivi su come un artista possa raggiungere la notorietà, come del resto il cercatore d’oro non trova mai la pepita lì dove si aspetta che sia. Questo per dire che sul lungo periodo non si può considerare di successo artisti che oggi sono considerati tali: che sia solo una questione di glamour? Come dice nell’omonimo film un compaesano di Ligabue (questa volta parlo del pittore) nella scena del suo funerale: “Io ho un suo quadro e potevo averne 100”.









Mi hanno scritto che faccio male a dire quel che dico e a scrivere quello che scrivo perché ciò mi danneggia. Se invece fossero gli altri a sbagliare? Non scrivendo quello che dovrebbero scrivere perché questo vi danneggia?







Se avesse ragione Neffa che canta “di questi tempi si vende qualsiasi cosa è verità” e inizi a pensarlo anche qualcun’altro?





Pubblicato su; "Juliet" n. 140 December 2008 – January 2009





In foto; una performance di Mark McGowan, figurina dell'Album Oreste Uno di Pier Luigi Sacco, Antonio Ligabue, Neffa.



Ho paura! di Pino Boresta


Anche i barbari piangono?








“Generate una smorfia!...Non risolverete così i vostri problemi ma questi assumeranno sicuramente un peso specifico inferiore” (1993).
Sono arrivati i barbari, ma chi è il principe? Montescaglioso (Matera) 4 Settembre 1999, un uomo piange vere lacrime dopo vere smorfie. Piangevo me! Voi piangete? Voi sapete piangere, senza piangervi addosso? Si sostiene che ogni volta che si piange si piange se stessi. Non so se ciò sia vero, ma quella volta lo era. Guardando un film che ti porta alle lacrime è certamente vero. Non si piange mai per le vicende del o dei protagonisti ma si piangono le proprie disgrazie, le proprie sofferenze reali, possibili, eventuali. Non è necessario il film di Denys Arcand “Le invasioni barbariche” per capirlo, ma come dice il protagonista ti fa stare dentro il senso delle cose, quel senso che lui stesso sostiene bisognerebbe cercare. Ascoltare Remy che dalla vita aveva avuto tutto, (belle donne, arte, cultura, buon cibo e vino raffinato) rammaricarsi di non aver mai scritto un libro, solo ora che stava morendo, non può non farci riflettere. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questo cruccio per non esser riuscito a lasciare una traccia per quanto modesta potesse essere. Non possiamo non rattristarci pensando che questo gli avrebbe reso la morte più accettabile. Non possiamo non affliggerci quando dice “Io scomparirò per sempre” pensando che accadrà pure a noi. Non possiamo non piangere quando abbracciando il figlio dice “Ho paura”. Ma soprattutto non possiamo dargli torto quando afferma che gli altri non è che fossero più bravi di lui, ma semplicemente più americani. Tuttavia ciò che mi angoscia di più in tutto questo è quando Remy rimpiangendo di non aver mai pubblicato un libro confessa di aver scritto nel corso della sua vita solo qualche articolo. Anche lui per Juliet?



Video ecce smorfie: http://youtube.com/watch?v=F8jPMLxuRnA

Pubblicato su; "Juliet" n. 139 October - November 2008 In foto; Un frame del film“Le invasioni barbariche”, Denys Arcand, copertina del llibro.


AMERICA - AMERIC - AMERICANI - AMERICAN

Opere esposte a Torino ad “Artissima” 2008.



























New York (USA) Galleria Murray Guy –
Artista; Alejandro Cesarco
Titolo; “When I'm happy”
Anno; 2008














London (England)
Artisti; Jonathan Monk, Pierre Bismuth
Titolo; Should ideally be hung
Anno; 2008


ITALIA - ITALY - ITALIANI - ITALIAN



Opere esposte a Roma al MLAC nel 2003
(Museo Laboratorio d'Arte Contemporanea dell'Università La Sapienza).











































Segni (Roma)
Artista; Pino Boresta
Titolo; “Testamenti”
Anno; 2003

sabato 26 settembre 2009

Ingenuo ingenuissssimo di Pino Boresta


















Niente paura?


Lo sfogo infantile di un artista emarginato”, questo ha detto Francesco Bonami di Pablo Echaurren che in un articolo su Panorama ha avuto il coraggio di polemizzare contro gallerie e critici consorziati in veri e propri cartelli che decidono l'ascesa di artisti grazie ad una vasta rete di collegamento e ammiccamenti. Ed ha aggiunto, “Non è questione di mafia, ma di capacità”, si tratta flussi e fenomeni antropologici e non di mafia: “Andy Warhol, prima subì il mercato e non lo voleva nessuno, poi imparò a gestirlo e lo vollero tutti” Porca pupazza mi sono detto. 


Ha ragione, se ce l’ha fatta lui ce la posso fare anch’io! Allora, udite, udite! Artisti emarginati, Artisti sfigati, Artisti frustrati, Artisti falliti, Artisti infantili, Artisti di merda… il sistema dell’arte deve essere cinico e cattivo perché il suo compito è quello di scegliere, selezionare, scremare, eleggere, premiare, incoronare, ma se diventate dei killer spietati più cattivi dei cattivi potete farcela, lo sostiene Quentin Tarantino: “anche i killer più crudeli trovano chi è più spietato di loro” Gli economisti, invece, sostengono che ogni mercato ha le sue storture, vizi e anomalie. 

Pertanto, non bisogna fare un dramma se i controllori sono pagati dai controllati. Lo sanno pure gli americani. Non bisogna stupirsi se un artista proposto attraverso canali di particolare autorevolezza all'interno del sistema riceva approvazione e attenzione a prescindere dal fatto che lo meriti. Succede pure agli scienziati. Non bisogna credere che sia sbagliato che artisti con maggiore reputazione ricevano più attenzione a prescindere da idee e proposte. Si sa che il percorso conta più della singola idea. Ma io vi dico: “Niente paura, ci pensa la vita”, hanno detto così a Ligabue (il cantante). Pertanto, rassegnatevi a combattere la sfiducia sistematica che impedirà la comprensione adeguata del vostro lavoro e reclamate l’essenziale attenzione, ma non chiedete a me il come, visto che io appartengo alla categoria degli ingenui, ingenuissssimi direbbe Verdone. Molte, infatti, sono le umiliazioni e le sconfitte che mi sarei risparmiato se avessi capito fin da subito l’importanza di ciò che mi disse una volta Massimo Riposati in occasione di uno dei miei sprovveduti esordi: “Anche se tu fossi Picasso in persona non potrei fare nulla per te”.


Pubblicato su; "Juliet" n. 138 June 2008
In foto; Quentin Tarantino, Francesco Bonami, Luciano Ligabue, Pablo Echaurren, Carlo Verdone, Massimo Riposati.

Come uno spermatozoo di Pino Boresta













Pari o Dispari?






















Era un po’ che non andavo a un vernissage, non avevo né tempo né voglia. Ma oggi è il mio giovedì, devo sfruttarlo! Vado a questa nuova galleria nel quartiere bene di Roma. Come uno spermatozzo entro nell’ovulo capitale superando il G.R.A. Sono dentro, guardo il numero finale delle targhe auto parcheggiate, sono tutte dispari. Bene, vuol dire che la confraternita del pari non mi ha tradito, siamo tutti in circolazione pur non sapendo perché. Quei cazzoni dei dispari sono tutti a piedi, alla fermata del bus, noi lì salutiamo sorridenti immersi nel nostro traffico. Quando arrivo individuo immediatamente il giovane gallerista. 



















Non v’è dubbio apparteniamo a due opposti mondi, siamo due razze diverse. È lì con un tipo alla Beruschi che si complimenta con lui nel tentativo avere qualche pro verso le sue frustrate velleità d’artista. 
Mi guardo intorno, non conosco nessuno vedo il solito rimorchione che a Roma trovi a tutte le inaugurazioni. Lo saluto, lui è contento quando lo faccio. Una ragazza spiega le opere al notaio e alla sua bionda moglie. L’ambiente è il solito, impettito, stitico, con 2 camerieri in livrea bianca. Gli incontri, i baci baci baci che devono essere 3 alla moda francese perché fa chic, i soliti convenevoli e tutto il resto. L’istinto è quello di pisciargli sulla mostra, ma così facendo farei il loro gioco creando l’evento che non c’è. Fortunatamente arrivano 4 tizzi di borgata. Il più anziano è in tuta con un mazzo di chiavi che penzolano dalla mano, saluta (forse uno degli artisti) s’introduce svelto apostrofando “Arriva la caciara eh!…”. Seguono i 3 più giovani. Poi ne arrivano degli altri e formano un gruppo, sono i più allegri, i più veri. Bene! Questo è cosa buona e giusta…ora posso andare. Altre note positive? Ho spalmato un po’ di facce qua e là e andando via mi sono fregato il bicchiere. Ah! Vi erano pure dei quadri appesi.



























Pubblicato su; "Juliet" n. 137 April – May 2008


In foto; Traffico sul GRA, Mappa del G.R.A. - Grande Raccordo Anulare, spematozoi ed ovulo, il comico Enrico Beruschi, io mentre spalmo una smorfia sul territorio,


Chi è Oreste? di Pino Boresta


























Oreste come Fluxus?




















I problemi di classificazione arrivarono più tardi, ponendo la questione di chi appartenesse a Fluxus e chi no” così afferma Wolf Vostell. La stessa cosa si può dire del gruppo Oreste che in 4 anni (1997/2001) ha realizzato, residenze estive, laboratori, pagine Web, riunioni, viaggi, convegni, incontri, discussioni, chat, libri, cene, eventi, presentazioni ed esposizioni, ma mai una mostra. Forse questo è la sua grande forza, la mossa più azzeccata, il suo maggior pregio, il vero testamento. Eppure, c’è stato un giorno in cui venne l’idea di organizzarne una, ma per motivi vari non andò a buon fine. I promotori non la presero bene e anche alcuni artisti ci rimasero male, sostenendo che si perdeva una grossa opportunità. Solo oggi capisco l’importanza di non aver fatto quella mostra.

















In linea con la teoria di Nul e come direbbero Manzoni & Co. “Una mostra è utile quasi quanto nessuna mostra”. Ma allora cos’è Oreste? Come nasce? Chi è? Il progetto Oreste nasce nel luglio 1997 su iniziativa dell'associazione Zerynthia e dell’allora sindaco di Paliano (FR) Peppe Alveti che mise a disposizione la foresteria di Palianello per una residenza estiva di artisti visivi e non solo. Dora e Mario Pieroni (dell’associazione Zerynthia) chiamarono Cesare Pietroiusti, che a sua volta invitò vari artisti alla realizzazione del progetto. Tra questi anche il sottoscritto. Infatti, entrambi venivamo già da fruttuose e fresche esperienze di collaborazione con gruppi d’artisti come “Disordinazioni” e “Giochi del Senso e/o Nonsenso”, ma questa è un'altra storia e lo spazio è tiranno. Oreste nel 1999 fu invitato alla 48° Biennale di Venezia da Haral Szeemann. Forse fu questo che determinò l’inizio della fine di Oreste? Se così fosse, mai profezia fu più azzeccata, visto che lo stesso C. Pietroiusti, già sul libro intitolato Progetto Oreste 0 (zero), viene attribuita la seguente affermazione “Quasi sempre i gruppi, dopo che fanno un lavoro di grande visibilità e che riscuote riconoscimento, entrano in crisi.”


(I libri di Oreste sono:“Come faccio a spiegare a mia madre che ciò che faccio serve a qualcosa”; “Oreste uno”; “Oreste at the Venice Biennale”.




Pubblicato su; “Juliet” n. 136 February – March 2008
In foto; Opera di Ben Vautier, Wolf Vostell, Piero Manzoni, e i libri di Oreste.




5° ArtBlitz - 3/04/2009


Palazzo dei Congressi Roma EUR




WHY NOT?

“Why not me to the Venice Biennial?” di Pino Boresta
ArtO'_International Art Fair in Open City 2009
Words and ideas
Sala Talks del Palazzo dei Congressi Roma EUR

12.00a.m. – 14.00p.m. Friday 3rd April 2009
With: Cecilia Casorati (art critic), Patrizia Mania (art historian, Università della Tuscia), Daniele Capra (art critic at Exibart), Barbara Martusciello (art critic), Marcello Carriero (art critic), Caterina Iaquinta (art historian), Giuliano Lombardo (artist), Coordinated by Pino Boresta.





As soon as entry I sat and immediately knock down with face on the desk. Following the example of the famous film "Rollerbool" I begin to whisper "Why not me to the Venice Biennial?, Why not me to the Venice Biennial?, Why not me to the Venice Biennial?" increasing little by little the volume up to scream. Suddenly I jumped on the table and straight on it I start shouting "I want a Biennaleeeeeee! I want a Biennaleeeeeee! I want a Biennaleeeeeee!" imitating the great actor Ciccio Ingrassia in the film Amarcord. Finished the blitz I go down and I start to moderate the conference after a fast interview of Soele that from the end of the room made to me several questions, to which I answered.



The purpose of this meeting has been to discuss a current and ever-fervent issue such as the concerning the selection of artists for the Venice Biennial, a topic inspired by my latest project Firma Boresta. Besides answering a legitimate question that I have asked myself – “Can a petition become a work of art?”
http://pinoboresta.blogspot.it/2008/11/petition-becomes-work-of-art.html 
other questions have vehemently emerged.
· Why will some artists, although being good, never take part in Venice Biennial?
· Should we submit to this state of things?
· May an artist apply to participate in a Venice Biennial or may he always pretend that he is not interested in it?
· Are there any alternative channels to the well known in the “art system” in order to apply for Venice Biennial?
· Is every decision already taken as soon as the director of the Venice Biennial has been decided? Or there is a margin of action?
· Does or does not artist’s work count in order to be invited to the Venice Biennial?
In addition to these, we have been the questions of the speakers, some of the present public and the yours that you can send at salepepe_99@yahoo.it to obtain a wide variety and richness of opinions useful for a possible future publication.