mercoledì 4 gennaio 2017

"Ovvietà dell’arte" di Pino Boresta


Ars Defence  (parte seconda)




















Sostenere che tutta l’arte è stata contemporanea almeno una volta per affermarne l’attualità, è come dire che un orologio fermo, in realtà è funzionante perché almeno due volte al giorno segna l’ora esatta. Allo stesso modo dire che tutti gli artisti vivi in quanto vivi sono contemporanei, oppure che Cimabue è contemporaneo perché possiamo ancora apprezzarne l’opera, significa quanto meno avere le idee confuse. Pertanto, assodata l’esistenza dell’arte come forma di comunicazione perché dovremmo impedire a questa di aggiornarsi e modificarsi? Per quale motivo in un mondo dove tutto cambia, non ultimi i sistemi di comunicazione, l’arte dovrebbe restare ferma? Dovremmo negare a noi stessi l’esistenza della meta-comunicazione per paura di quelli che definiranno ciò che facciamo della meta-merda d’artista?  Non è questa una storia che abbiamo già raccontato e sappiamo come va finire? Io credo nell’importanza dell’emozione all’interno dell’arte, ma allo stesso tempo non credo che l’arte debba solo e necessariamente emozionare affinché questa evidenzi valore: le suggestioni emotive non sempre sono immediate, e non tutti ci emozioniamo per le stesse cose.  Per questo motivo avere modo di verificare attraverso l’arte diverse percezioni lo considero utile e importante alla nostra crescita non solo intellettuale. 


















Preoccuparsi del fatto che le opere d’arte stiano assumendo sempre più una consistenza immateriale, orientandosi vertiginosamente verso una rarefazione e annullamento totale dell’esistenza stessa anche dell’opera in quanto tale è sicuramente condivisibile, ma sostenere che questo sia sbagliato a causa dell’esistenza di artisti modaioli che operano in tal senso lo reputo pretestuoso. Siamo sicuri che l’arte abbia mai avuto una sua “ovvietà” come sostiene Adorno?  E se capovolgessi il concetto sostenendo che quando esisteva questa “ovvietà” in realtà l’arte non era arte ma artigianato, chi troverò domani sotto casa pronto a tagliarmi la gola al grido di “a morte l’avanguardia di regime” ?  
















Io credo, invece, come diceva Sebastian Matta, che: “La qualità dell’artista è nel contenuto del suo grido: chi lo vuole ignorare ha paura di svegliarsi. La qualità dell’opera risiede nella sua carica di coraggio poetico”.  E la mia paura non è quella di Jean Claire che si rammarica del fatto che all’artista venga richiesto di fare opere d’arte indipendentemente che queste siano belle o brutte, ma piuttosto che la figura dell’artista sia probabilmente destinata a scomparire.















Pubblicato su: "Juliet" n. 175  December 2014 – January  2015

In foto:
- Ritratto di Cimabue (studio per un murales).
- Ritratto digitale di Theodor Adorno (una mia opera). 
- Ritratto digitale di Sebastian Matta (una mia opera). 
- Ritratto digitale di Jean Claire (una mia opera). 

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